Il grande ritratto


Grazie a Dino Buzzati questo mese abbiamo scoperto l’amore soppiantato dalla solitudine con Il deserto dei tartari, quello frammentato ed enigmatico con La boutique del mistero, quello tossico con Un amore e quello capace di superare persino la morte con Poema a fumetti: ora siete pronti con Il grande ritratto a conoscere quell’amore che spinge la natura umana oltre il suo limite? 


Titolo: Il grande ritratto
Autore: Dino Buzzati
Prima edizione: 1960, Italia
Genere: fantascienza
Editore: Mondadori, Oscar Moderni
Pagine: 204
Prezzo: 10,00


Siamo nel 1972 quando Ermanno Ismani, professore universitario di elettronica, riceve una convocazione urgente dalle forze armate, che con sua grande sorpresa (e paura) gli propongono di partecipare a un progetto scientifico tanto segreto quanto importante per il Paese. Spinto dal favoloso stipendio, ma anche da un martellante senso del dovere - di inferiorità, più che altro - il professor Ismani decide di accettare, e, prese mille precauzioni, parte con la moglie Elisa alla volta dei monti della Val Texeruda, sede nascosta del suo futuro lavoro. Qui i coniugi Ismani non tardano a incontrare Giancarlo Strobele, prototipo dello scienziato tutto d’un pezzo, la sua esuberante e decisa moglie Olga e il professor Endriade, l’enigmatico ideatore dell’intero progetto. Progetto che, come i nostri eroi scopriranno, ruota intorno a un supercomputer molto, molto particolare…


Questo libro, riconosciuto come il primo romanzo italiano di fantascienza, mi ha incuriosita non appena ne sono venuta a conoscenza, ma mai avrei immaginato che in queste poche pagine si nascondessero così tanti colpi di scena! In un battito di ciglia, Buzzati riesce a raccontarci la storia di un amore che riprende l’eredità di Pigmalione (si vede che ho una voglia matta di leggere l’ultimo libro della Miller, vero?), e di un’ambizione che si rifà direttamente a Frankenstein. Durante la lettura mi sono trovata davanti ad un turbinio di emozioni violente - dal dolore al riscatto, dalla violenza alla rassegnazione - che la prosa semplice, essenziale, perfetta di Buzzati non smorza assolutamente, e anzi fa arrivare più forti e decise che mai sfruttando uno spazio poco più lungo di un racconto. Non so davvero che altro dire, perché questo libro mi ha sorpresa tanto da lasciarmi senza parole (e ormai sapete che con me ce ne vuole…).


Insomma, direi che si è capito che questo libro mi è piaciuto da matti! Non so se vi lascerà le stesse sensazioni che ha trasmesso a me, ma in ogni caso vi invito, anche solo per curiosità, a lasciarvi tentare un’ultima - o una prima - volta dal grande autore che è Dino Buzzati.

Cosa ne pensate di questo romanzo? Vi incuriosisce? Ditemi tutto nei commenti!

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