Città di spettri
Non sono una grande fan di Halloween . Non lo aspetto come una festa irrinunciabile, non conto i giorni che mi separano al 31 ottobre, e non decoro casa con settimane di anticipo. Certo, da bambina mi sono sempre divertita ad andare in giro travestita da strega (costume che avrei riutilizzato per anni adattandolo a vampira e mangiamorte), a mangiare qualche caramella in più, a restare sveglia fino a tardi con le amiche, ma quando si trattava del volto più spaventoso di questa festa mi sono sempre tirata indietro . In genere, nel mio gruppo di amici sono quella che durante le serate Netflix e pizza cerca con uno slancio quasi disperato di proporre una commedia romantica di fronte ai vari thriller e horror: perché no, non amo i film dell’orrore, non amo spaventarmi, non amo le storie di fantasmi. O meglio, non le amavo, perché non ho potuto fare a meno di innamorarmi di quella inquietante-ma-non-terrorizzante racchiusa in questo libro: scaturito dall’acuta penna di Victoria E. Schwab ,