La Corona di Mezzanotte


Ma in queste uggiose giornate di ottobre, perché non fare affidamento su un bel fantasy, magari uno dei tanti sequel che, per un motivo o per un altro, non abbiamo mai continuato? Il libro che vi propongo oggi, cari lettori, è proprio il continuo di una serie: dopo La Lama dell’Assassina e Il Trono di Ghiaccio, riprendiamo le nostre montagne russe gentilmente offerte da Sarah J. Maas con La Corona di Mezzanotte!


Celaena Sardothien è riuscita ad ottenere l’incarico di paladina del re, ma non può certamente considerarla una vittoria, almeno non ora: da mesi è infatti costretta ad uccidere per l’uomo che ha condannato lei e l’intera Erilea. Ma quando scopre che il prossimo cospiratore da eliminare è Archer Finn, il più famoso e richiesto cortigiano di Rifthold, nonché vecchia conoscenza della Gilda degli Assassini, non riesce a credere ai suoi occhi. Quel che è certo è che, ribelle o meno, gli renderà salva la vita, come fa da mesi a questa parte con tutte le sue vittime, di cui inscena l’assassinio dopo la loro fuga. Come se non bastasse, Celaena si ritrova divisa tra -e a dividere- Dorian Havilliard, principe erede al trono, e Chaol Westfall, capitano delle guardie reali, pur sapendo di non potersi legare a nessuno. Di certo alla situazione non contribuiscono né la sua amica Nehemia, decisa più che mai a salvare il suo popolo che muore ad Endovier o Calaculla -anche a costo di fare pressioni sulla già a rischio Celaena-, né Roland, viscido cugino di Dorian e nuovo consigliere del Re. Ma le circostanze sono peggiori di quanto sembrino: nel Castello di Cristallo si aggirano infatti forze oscure, legate ad una magia che pare non essere scomparsa e pronte ad avventarsi su di lei, sui suoi amici e sull’intera Erilea. Celaena accetterà il compito affidatole dalla regina Elena o si tirerà indietro? Troverà la forza di affrontare il suo oscuro passato o si rassegnerà a subire il suo futuro?


Continuiamo con la serie di recensioni dedicate alla celeberrima saga de Il Trono di Ghiaccio, di cui tra l’altro tra una settimana uscirà in italiano l’ultimo capitolo, Il Regno di Cenere. Finora mi ero avventurata nella lettura del prequel La Lama dell’Assassina, che tutto sommato avevo molto apprezzato, e de Il Trono di Ghiaccio vero e proprio, che invece mi aveva lasciato abbastanza delusa ma che aveva il potenziale per migliorare. Ed effettivamente posso affermare che adesso un miglioramento c’è stato: La Corona di Mezzanotte sembra infatti preparare il terreno per liberare il pieno potenziale della saga.


Innanzitutto, posso dire di aver apprezzato maggiormente il personaggio di Celaena. Da ragazzina che, escluso qualche moto d’ira o d’orgoglio (che la rende solo poco sopportabile), non ha nulla della criminale, la nostra protagonista sembra essersi infatti risvegliata: sarà che finalmente ci viene mostrata come assassina a tutti gli effetti, sarà che i numerosi intrighi di corte e contro la corte sono pane per i miei denti, ma la nostra paladina sembra aver finalmente tirato fuori gli artigli -e i coltelli, e le spade, e le varie armi che non esita ad usare. E nonostante sia letteralmente con le mani legate, decide di non venire mai meno ai suoi principi: se dovrà ubbidire all’uomo -la bestia- che ha causato la sua rovina, allora lo farà a modo suo. Rischiando ogni giorno la sua vita e quella di Chaol e Nehemia, le persone a cui tiene di più (un re malvagio che si rispetti non può definirsi tale se non minaccia tutti i conoscenti del ricattato), concede la possibilità di una nuova vita alle vittime che le sono toccate in sorte, molto spesso ribelli che lottano per abbattere il suo carceriere. 

Un altro punto a suo favore è poi la decisione di allontanarsi (quasi) definitivamente da Dorian, e di stroncare sul nascere quel “qualcosa” che avrebbe potuto mettere entrambi i grande pericolo -perché se un amore è veramente impossibile, a volte è giusto che rimanga tale. Certo, sarebbe stato meglio se ci avesse pensato prima di mettere Dorian e Chaol (anch’egli vittima del fascino dell’assassina, nonostante farebbe di tutto per non ammetterlo) l’uno contro l’altro, ma a quanto pare non si può avere tutto -e d’altronde, cos’altro avrebbe innescato nel povero principe la sua poco credibile metamorfosi in uomo ed erede migliore? Ammetto che queste non sembrano affatto buone premesse, ma lasciamoci il passato alle spalle e concentriamoci invece su una Celaena che ha finalmente aperto gli occhi e ha deciso di puntarli lontano, verso la conquista della sua libertà, e al massimo sul suo rapporto con Chaol, decisamente più realizzabile...


D’altronde, gli ostacoli che l’assassina di Adarlan deve affrontare sono tanti, ma davvero tanti, e Celaena rischia presto di esserne travolta. E non sto parlando solo della misteriosa creatura che si aggira nei sotterranei del castello, ma anche di due figure molto vicine alla nostra protagonista e che, sinceramente, avrei preferito vedere molto, ma molto più lontane: Elena e Nehemia. D’accordo, la prima non appare nemmeno in questo libro e perciò, tecnicamente, non potrebbe essere più distante di così, ma questo non va certamente a suo favore, non se un libro addietro ha investito un’ignara ragazza del compito di distruggere l’intera potenza di Adarlan - non ci sono riusciti quattro regni messi insieme, ma ovviamente un’adolescente che ha già tanti problemi di suo ha una possibilità solo perché lo spirito di un’antica regina l’ha contrassegnata come “prescelta”. Quindi questo esempio di abnegazione e generosità non solo catapulta la nostra protagonista tra incantesimi, enigmi e segreti di ogni tipo, ma qualche capitolo dopo non si degna nemmeno di darle una mano. 

E che dire poi di Nehemia? Capisco che una principessa farebbe di tutto per salvare il proprio popolo in schiavitù, ma perché bisogna pretendere la stessa cosa da quella che qualche mese prima era una completa estranea, peraltro nemmeno propria suddita? Senza contare che mentre il suo ruolo e il suo lignaggio le forniscono una protezione, fragile ma pur sempre una posizione, Celaena può essere uccisa in qualsiasi momento e per qualsiasi motivo. Un concetto, questo, che la nostra principessa sembra non riuscire a comprendere, soprattutto durante le sfuriate contro la sua amica che, da coraggiosa stratega, la trasformano in un’altezzosa lunatica. Con questo non voglio dire che la sua posizione non sia giusta, tutt’altro, ma che forse una corona in alcune situazioni può rendere più semplice prenderne una.


Se non altro, però, il temperamento di Nehemia che oscilla tra piacevole risolutezza ed esasperante irascibilità è una forse la principale causa della crescita di un personaggio fondamentale: il principe Dorian. Complice anche la fine/mancato inizio della sua relazione con Celaena, il ragazzo comincia infatti ad opporsi gradualmente a suo padre, dimostrandosi sempre più un erede al trono che un principe amante di vino e belle donne e riprendendosi lo spessore che gli era del tutto mancato nel primo libro. Senza contare il colpo di scena con triplo salto carpiato che porterà con sé numerose rivelazioni e altrettante domande, e che se gestito bene potrebbe fare davvero la differenza nella serie… 

Non posso poi non dedicare due parole a Chaol, che come gli altri si è fortunatamente emancipato da quell’abbozzo che era nel primo libro. Emancipato sì, ma lungi dall’essere un diamante grezzo: sarà che si ritrova continuamente sballottato tra uno schieramento e un altro (la lealtà che deve al re, i suoi sentimenti per Celaena, l’amicizia quasi in frantumi di Dorian), ma alla fine della lettura non mi ha lasciato molto se non un vago senso di pietà per come venga maltrattato praticamente da tutti coloro di cui si fida, oltre che dalla sorte. 


Ma questo avvicendarsi di parecchi alti e sporadici bassi non è solo una caratteristica dei personaggi: anche il worldbuilding che ci viene rivelato in questo libro, infatti, non ha assolutamente nulla da spartire con quello del primo (e d’altronde sarebbe stato molto, molto difficile fare di peggio): vengono infatti introdotti parecchi spunti interessanti, soprattutto per quanto riguarda la bandita magia o i varchi tra mondi, che se ben sviluppati potrebbero portare ad un interessante punto si svolta. La stessa cosa vale per il colpo di scena finale, che in qualche rigo è capace di ribaltare del tutto la visione del lettore: si rivelerà una trovata geniale o una sciocchezza enorme?


Ecco, in sostanza La Corona di Mezzanotte è fatto di questi continui interrogativi, spunti e suggerimenti ben disposti che potrebbero rendere questo baluardo della Maas o una delle mie saghe fantasy preferite, o una di quelle che mi hanno deluso di più; sembra quasi di leggere il primo libro della saga, e non uno dei volumi centrali, tant’è che potrei quasi raccomandarvi di saltare Il Trono di Ghiaccio e… NO. 

Come proseguirà questa avventura? Lo scopriremo solo vivendo. Anzi, solo leggendo.

E voi? Avevate già sentito parlare di questa saga? Cosa ne pensate?

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