La corte di rose e spine


Come prima recensione vorrei proporvi un libro ormai molto noto: sto parlando del famoso fantasy La corte di rose e spine, ideato dalla giovane scrittrice newyorkese Sarah J. Maas; questo libro è il primo di una trilogia che ha per protagonista la diciannovenne Feyre Archeron. 


La ragazza vive in una catapecchia al limitare del suo villaggio, vicino al bosco che confina con il Regno di Prythian, terra ingannevole e misteriosa abitata dai Fae Maggiori e Minori; per difendersi da queste creature magiche crudeli con gli umani, da secoli il Muro divide le Terre Mortali dalle sette Corti incantate, ognuna governata da un Signore Supremo. Nonostante questo, sempre più di frequente Feyre sente parlare di episodi di violenza e brutalità perpetrati dai Fae nei confronti della sua gente. Ma lei ha altro a cui pensare: è infatti costretta a cacciare ogni giorno per procurarsi quel poco di cibo che permette al padre e alle due sorelle maggiori di non morire di fame durante il rigido inverno. Improvvisamente però la fortuna sembra essere dalla sua parte: nel bosco riesce infatti ad uccidere un lupo enorme, una bestia spaventosa che da morta può garantirle la sopravvivenza e un minimo di serenità tra le mille liti e gli astiosi commenti della maggiore Nesta. Tutte le sue piccole e transitorie speranze si infrangono però quando una creatura mostruosa irrompe in casa sua: quello che ha ucciso è infatti un Fae maggiore e secondo la legge l'attacco ingiustificato ad un essere fatato deve essere punito con la vita. La punizione di Feyre non sarà però la morte: ella sarà costretta a vivere per sempre a Prythian senza oltrepassare più il Muro. Si ritrova quindi nella ricca tenuta del suo rapitore, Tamlin, che si rivela essere non una creatura ferina bensì un essere immortale ed estremamente potente, costretto (così come la servitù e il suo emissario Lucien) ad avere il volto perennemente coperto da una maschera. Ben presto Feyre si renderà conto che dietro alla freddezza e all'astio di Tamlin si nasconde qualcosa -qualcuno- di più, e che sia Prythian che le sue terre sono minacciate da un potente maleficio. Ma soprattutto, capirà che non è troppo tardi per lasciarsi andare a quella parte di lei che "sogna e respira e pensa attraverso colori, luci e forme", che esprime i suoi sentimenti attraverso la pittura e che è inspiegabilmente attratta da Tamlin. Perché la sua costanza e il suo amore possono fare molto, molto di più di quanto lei stessa immagini. 


“Ti amo, comprese le tue spine”. Un fantasy per nulla banale che riserva grandi sorprese. Da apprezzare sicuramente la profonda e particolareggiata caratterizzazione dei personaggi, individui e per nulla stereotipati, a cominciare dalla protagonista, che fin da subito vediamo prostrata dalla miseria e dal dolore ma decisa a non soccombere a nulla- né a Tamlin, né a Rhysand, né alla sua stessa famiglia. Costretta dalle circostanze ad addossarsi delle responsabilità enormi per una diciannovenne, ha dovuto imparare negli anni a mostrarsi più fredda e insensibile di quello che in realtà è, in primis per resistere alle provocazioni della sorella; la vita nel suo minuscolo cottage infatti sembra essere più spietata di quella nella foresta: dopo la morte della madre, l’improvvisa perdita di denaro e le violenze dei creditori Feyre, Nesta ed Elain si sono odiate “fino a consumarsi, finché quel sentimento non le aveva avvelenate”. Ma Feyre, per quanto martoriata, si fa riconoscere per l'altruismo, il coraggio e soprattutto la resilienza: proprio nella Corte di Primavera (nella quale si trova la tenuta di Tamlin) mostrerà non solo l’astuzia calcolatrice della ragazza che caccia per fame, ma anche l’emotività e la sensibilità della pittrice che aveva dovuto nascondere in tutti quegli anni. Nel complesso, i suoi pregi e i suoi difetti (l’irascibilità, l’orgoglio, l’imprudenza) la rendono un personaggio profondamente umano e riconoscibile. 


 Altrettanto importanti sono Tamlin e Rhysand: quasi due facce della stessa medaglia, sono nemici appartenenti a Corti nemiche, opposti ma con parecchio in comune. Da un lato abbiamo Tamlin, all’inizio gelido e riservato quanto la stessa Feyre, costretto da un maleficio a celare il suo volto a meno di non apparire nella sua forma bestiale; oppresso dal senso del dovere e dal maleficio che lo ha privato di gran parte dei suoi poteri, dapprima tollera a malapena la ragazza e le mostra alcune volte un’insolita e forzata cortesia, altre il suo lato più rabbioso e animalesco. Pian piano il suo cuore di pietra però si intenerirà fino ad aprirsi completamente a quell’umana fredda e bizzarra, portando a conseguenze inaspettate. Dall’altro lato c’è invece Rhysand, il più potente Fae della Corte della Notte e forse di Prythian, anch’esso letale ma tremendamente seducente, cosa che rende il suo potere ancora più inquietante. Nonostante si mostri crudele e incurante di qualsiasi cosa accada a coloro che lo circondano (a meno che non li faccia soffrire), aiuterà Feyre -più o meno inconsciamente- quando essa ne avrà più bisogno. Sicuramente entrambi molto interessanti, sono personaggi che si scoprono mano a mano che la trama prosegue e che verranno approfonditi nel secondo volume.

 Non sono stati trascurati neanche i personaggi secondari, ognuno con un proprio ruolo e caratteristiche uniche e riconoscibili: basti pensare allo strafottente Lucien, che in realtà ha alle spalle una storia intrisa di sangue e dolore, alla previdente domestica Alis o all'apparentemente crudele Nesta, per non parlare di Amarantha (e no, non posso rivelarvi chi o cosa sia) e delle molte altre creature presenti nella trama (i Naga, il Suriel, l'Attor...). Tutti si armonizzano in una trama ben costruita anche se a volte un po' lenta, che ammalia e confonde il lettore almeno quanto Tamlin fa con Feyre (e viceversa, naturalmente) e che porterà ad un appassionante finale in crescendo che non sarà il solito lieto fine. La scrittura elegante e coinvolgente della Maas, che utilizza frequentemente descrizioni e sequenze riflessive senza perdere la sua freschezza, permette al lettore di sentirsi coinvolto nelle vicende e di empatizzare con i vari personaggi, tutti accomunati dal fatto di essere riusciti ad andare avanti dopo un passato difficile e tormentato.


Nel complesso questo è un fantasy originale e ben scritto che rimane impresso nella mente dei lettori. Nonostante ciò, il secondo volume della trilogia, La corte di nebbia e furia, è diventato il mio preferito tra i libri della serie grazie agli interessanti risvolti della trama e ai nuovi personaggi. Spero di trovare altrettanto accattivante A court of silver flames, che in Italia dovrebbe essere pubblicato come La corte di fiamme e argento, in uscita il prossimo 23 febbraio pochi giorni dopo l'edizione statunitense; questo nuovo libro sarà l'inizio di una nuova trilogia, sempre legata al mondo di Prithyan, in cui verrà approfondita la relazione tra due personaggi introdotti nei tomi precedenti.

E voi cosa pensate de La corte di rose e spine? Non lo conoscevate o ne siete incuriositi/e? L'avete già letto e magari aspettate anche voi trepidanti l'uscita del prossimo capitolo della saga? Fatemelo sapere nei commenti e soprattutto ditemi se siete interessati alla recensione de La corte di nebbia e furia. Al prossimo libro! 

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