La lunga vita di Marianna Ucrìa

 

Il libro che vi propongo oggi è una delle opere più acclamate della scrittrice Dacia Maraini: sto parlando del celebre romanzo storico La lunga vita di Marianna Ucrìa, libro che mi ha profondamente affascinato facendomi vivere con brutale delicatezza il mondo della duchessa “mutola” Marianna Ucrìa.


Nella Sicilia di inizio 1700, quando si è parte di un'antica famiglia aristocratica come quella degli Ucrìa di Fontanasalsa, i destini di ogni membro sono già tracciati dalle consuetudini, dalla posizione sociale e dalle regole dell’apparenza: matrimoni combinati inevitabilmente infelici, solitarie carriere nelle armi o vocazioni forzate sono all'ordine del giorno per conservare intatto il patrimonio familiare, da lasciare nelle mani del maschio primogenito secondo il diritto di maggiorasco. Marianna Ucrìa, oltre a quello delle regole sociali, si porta dietro un altro fardello: quello del sordomutismo, che neanche lo spavento causato dalla vista di una condanna a morte a Palermo ha potuto guarire. La sua menomazione non le impedisce però di andare in sposa tredicenne contro la sua volontà allo zio Pietro Ucrìa di Campo Spagnolo, uomo scontroso e lunatico molto più anziano di lei. La vita di Marianna appare quindi già scritta, già “maledetta” non solo da un destino su cui lei non ha voce in capitolo, ma anche dal suo mutismo. Eppure sarà proprio la sua malattia che, estraniandola da quel mondo finto e brutale a cui appartiene, le permetterà di acuire la sua sensibilità e la sua empatia, di trovare nei libri una porta verso il futuro che avanza e di ottenere, forse, l’amore e la felicità; la sua impietosa conoscenza di sé e di ciò che la circonda la porterà ad accorgersi dei crudeli segreti celati sotto titoli e proprietà, delle violenze, dei vizi, degli stupri, delle ingiustizie sociali su cui il mondo luccicante ma ormai stantio della nobiltà spagnola chiude entrambi gli occhi. Vittima e al contempo artefice di una mentalità sbagliata, starà a Marianna e ai suoi silenzi trovare una possibilità di riscatto contro una morale ormai morente ma decisa a rimanere in vita.


A mio parere, il romanzo storico è uno dei generi più difficili da analizzare: prima di esprimere un giudizio, infatti, si è costretti ad entrare nella mentalità dell’epoca, abbandonando le nostre nozioni sulla morale e sulla società odierne, che fortunatamente si sono di molto evolute attraverso i secoli. Per questo motivo, comprendere La lunga vita di Marianna Ucrìa si è rivelato meno semplice del previsto; iniziare a conoscere la società siciliana settecentesca è però possibile innanzitutto esaminando i vari personaggi della storia.


La protagonista, Marianna, è il personaggio attraverso il quale osserviamo ciò che ci viene narrato, e il suo punto di vista è certamente il più completo: grazie al sordomutismo gode infatti di una posizione distaccata da quel mondo con il quale comunica grazie a dei bigliettini scritti al volo e di cui però riesce a cogliere quasi ogni aspetto, compresi i pensieri più reconditi di parenti e servitù. Pensieri che, pur molto diversi tra loro, rispecchiano un’unica, grande, vetusta visione del mondo: il privilegio nobiliare, la distanza tra le caste, il lusso e l’ozio glorioso dei più abbienti a discapito di contadini e operai non sono sostenuti solo da chi vi fa affidamento, ma anche da coloro che sono vessati. Le figure di oppresso e di oppressore, però, man mano che il romanzo avanza, tendono a confondersi tra loro: fratelli e figli sono tutti vittime di un sistema feudale e antiquato che, malgrado finisca per avvelenare in modo più o meno evidente tutti i personaggi, sarà portato avanti dagli stessi in nome di tradizioni e regole non scritte che hanno valore di legge. C’è chi si dissangua a poco a poco a causa di una maternità violenta e totalizzante, chi è destinato alla reclusione del convento e trova però un diverso scopo di vita, chi deve sottoporsi alle umiliazioni del coniuge pur di conservare le sue idee intrecciando infruttuose relazioni clandestine, chi muore per la troppa innocenza o il troppo orgoglio, chi, stanco di vivere e di pensare, si abbandona con tranquillità al destino, chi, in nome di un presunto amore e di un presunto onore, crea ferite che non si rimargineranno mai, chi, dopo aver predicato e invocato la modernità, ritorna alle solite abitudini, alle solite leggi, alle solite apparenze: storie sempre uguali che si ripetono a distanza di una generazione, in un ciclo prevedibile eppure inesorabile. In questo ciclo si inserisce anche la figura di Marianna, che, grazie ai suoi silenzi meditabondi e a un misterioso taccuino abbandonato nella sua biblioteca, fitto di idee illuministiche e rivoluzionarie, comincia a fare qualcosa che nessuno, nei secoli passati, aveva dimostrato di saper fare: pensare con la propria testa. A ciò si aggiunge poi la possibilità di un amore mai atteso, che la spaventa, con il giovane servo Saro: altra allegoria della società palermitana del 1700, questa volta però di quel ceto infimo che cerca di elevarsi con la cultura, coinvolgerà Marianna in una danza lenta ed estenuante che potrebbe portare alla rovina o alla felicità di entrambi. O, perché no, a tutte e due le cose. Ma nella vita non basta essere testimoni delle ingiustizie che si vivono: più di ogni altra cosa bisogna avere il coraggio di farsi sentire, di alzare la voce. Marianna si troverà spesso indecisa se usare il suo silenzio per cambiare le cose o per continuare invece ad alimentare quel fuoco che ha bruciato il suo futuro e che potrebbe fare lo stesso con quello dei figli e dei nipoti; non sempre sarà in grado di compiere ciò che ai nostri occhi è giusto o necessario, ma sicuramente nessuno riuscirà a piegare la sua forza interiore e a metterla da parte come una “povera mutola mentecatta”. Ma il suo mutismo, poi, non è anch’esso frutto dei tempi che vive? Cosa ha incollato la sua lingua a quel palato cambiando per sempre la sua vita? Quali orrendi segreti hanno manovrato la sua esistenza? 


Se parlare di un romanzo storico è complicato, scriverne uno usando rigore e precisione ma allo stesso tempo interessando il lettore è un compito più che arduo. Dacia Maraini ci è riuscita benissimo: il suo stile è poetico, avvolgente, evocativo ma allo stesso tempo non attutisce le brutali verità che vengono narrate attraverso il libro, la violenza sessuale tra tutte. Al suo interno non troviamo alcuna traccia di pietà o di patetico, ma solo un’oggettività che allo stesso tempo fa trasparire così tanti sentimenti ed emozioni che è difficile restare indifferenti. Inoltre, bisogna considerare che in questo libro tutto è amplificato: la Maraini adotta infatti il punto di vista di Marianna, che dovendo supplire alla mancanza di udito e parola con gli altri sensi, ha sviluppato questi ultimi in modo eccezionale; le vicende, il più delle volte caratterizzate dalla mollezza e dall’ozio del credo aristocratico, acquisiscono quindi una vena vivida, impetuosa, guizzante. Vi avverto, però: se vi aspettate un romanzo ricco di colpi di scena, avvincente, che vi lasci col fiato sospeso, La lunga vita di Marianna Ucrìa non fa per voi. Questo è un libro che va assaporato, e nonostante sia di lettura tutto sommato facile -la prosa infatti è, oltre che accuratissima, perfettamente comprensibile e scorrevole nel suo miscuglio di dialetto siciliano e italiano letterario- vi costringerà a riflettere più e più volte sul suo significato. Vi lascerà l’amaro in bocca e una sensazione di mancanza che vi rimarrà addosso per un po’, questo sì, insieme però a una certa nostalgica ironia. Non vi stravolgerà la vita (non alla prima lettura, almeno), magari in alcuni punti risulterà anche noioso, eppure sono sicura che vi lascerà qualcosa.


Se siete amanti del romanzo storico, delle riflessioni approfondite sul presente e sul passato, dei piccoli dettagli insignificanti che portano con loro un mondo intero, La lunga vita di Marianna Ucrìa è un libro che vi aprirà gli occhi e il cuore. E ora ditemi, avete già letto qualche altra opera di Dacia Maraini? Avete dei romanzi storici da consigliare? Fatemi sapere tutto nei commenti. Come sempre, ci vediamo alla prossima recensione!

Commenti

Post popolari in questo blog

La spada e il crisantemo

Serpent & Dove - La strega e il cacciatore

Il grande ritratto