La boutique del mistero


Come vi ho già detto nella scorsa recensione, quest’anno cade (o meglio, è caduto) il cinquantesimo anniversario dalla morte di Dino Buzzati, e per questo motivo durante il mese di febbraio ho deciso di farvi conoscere qualcuna delle sue opere più famose -o, viceversa, meno conosciute e prevedibili. Dopo essere partiti con quello che è il suo romanzo più rappresentativo, voglio parlarvi di una delle sue tante raccolte di racconti: La boutique del mistero.


Titolo: La boutique del mistero
Autore: Dino Buzzati
Prima edizione: Italia, 1968
Genere: raccolta di racconti, narrativa fantastica
Editore: Mondadori, Oscar Moderni
Pagine: 240
Prezzo: 12,00 €


Premetto che io non sono una grande amante dei racconti: quando infatti trovo una storia che comincia ad appassionarmi veramente, vederla già finita entro qualche pagina mi smorza decisamente l'entusiasmo e fa sì che, in seguito, mi rimanga in mente poco o nulla. La stessa cosa è in parte successa anche con i racconti de La boutique del mistero, ma lo stile di Buzzati con la sua essenzialità e profondità è comunque riuscito ad affascinarmi durante tutta la lettura. Dunque, se avete intenzione di avvicinarvi per la prima volta a questo autore, dall'alto della mia (pochissima) esperienza non posso che consigliarvi di partire da una delle sue raccolte, in modo da farvene in poco tempo un’idea -spero, positiva; oltre che al suo stile, queste permettono di approcciarvi anche ai temi più trattati da Buzzati, che spesso non sono facili da individuare: l’autore si basa infatti su un doppio registro narrativo in cui individua una realtà prima, l’apparenza descritta con dovizia quasi cronachistica influenzata dalla sua esperienza di giornalista, e una realtà seconda, il vero significato che dona al racconto quell’atmosfera fantastica e immaginaria.

Eccovi, dunque, alcuni dei racconti più rappresentativi (e, secondo me, più belli) de La boutique del mistero:


I sette messaggeri

Racconto di apertura sia de La boutique del mistero che di Sessanta Racconti, ha per protagonista un principe che decide di raggiungere i confini del regno paterno, tenendosi in contatto con la sua famiglia grazie a sette messaggeri. Questi, però, con il procedere del viaggio impiegano sempre più tempo a tornare con le notizie, ormai vecchie di anni; allo stesso tempo, i confini si fanno ancora più lontani e irraggiungibili, finché il principe, desideroso di continuare il suo viaggio ma spintosi troppo avanti per poter ricevere da vivo le nuove notizie, manda un ultimo messaggero a casa…

Questo racconto riflette un tema molto caro a Buzzati, e cioè la ricerca continua e affannosa di una felicità che crediamo lontana: mentre infatti ci affatichiamo per inseguirla in luoghi (anche simbolici) distanti ed esotici, questa si trova spesso nella realtà quotidiana, che l’autore ci invita però a guardare non con gli occhi dell’opinione comune, borghese, rassicurante, ma con uno sguardo pronto a porsi continue domande e a cogliere ogni provocazione e mistero che la vita ci propone.


Il colombre

Forse il racconto più famoso di Buzzati, segue le vicende del giovane Stefano Roi, ansioso di seguire le orme del padre marinaio ma costretto a rinunciare al suo sogno dopo aver avvistato il colombre, un animale marino che perseguita i marinai da cui si fa vedere. Nonostante vada avanti con la sua vita, Stefano diviene pian piano ossessionato dalla figura di questo mostro mitologico, e dopo la morte del padre decide di tornare a navigare fino a diventare addirittura capitano; per tutta la sua esistenza, però, si ritrova a scappare dal colombre, e quando ormai si accorge di essere sul punto di morire decide di affrontare finalmente la bestia, ignaro però della sorpresa che lo attende…

Questo racconto è quello in cui più si avverte la ricorrente tematica dell’abisso, quell’ignoto che nonostante ci spaventi e si mostri misterioso, senza volto e senza fondo, ci attira inevitabilmente a sé, non si sa se costringendoci a una fine rovinosa o se donandoci finalmente la pace -non credo di dover specificare che Buzzati tende alla prima soluzione. Che sia il sogno, il futuro, il destino o l’utopia, l’abisso non potrà che sedurci, e, se non affrontato, distruggere -o meglio, lasciare che distruggiamo da soli- le nostre speranze.


Il cane che ha visto Dio

Racconto più lungo della raccolta, ci trasporta a Tis, un “paese di scomunicati” fermamente decisi a rifiutare ogni accenno di religione e di bontà, dove il fornaio Defendente Sapori è costretto per un cavillo ereditario a donare ogni giorno 50 chili di pane ai poveri. Già risentito per questo, quando anche un cane viene a reclamare la sua pagnotta Defendente, al colmo della rabbia, decide di seguirlo: si troverà faccia a faccia con l’eremita Silvestro, stabilitosi poco lontano da Tis e divenuto presto famoso per gli strani bagliori notturni che sono cominciati dopo la sua venuta. Bagliori che, una notte, raggiungono il culmine…

Leggendo questo e molti altri racconti, sono stata piuttosto sorpresa di aver trovato tra i temi ricorrenti di Buzzati anche quello religioso. Riflettendo bene, però, Buzzati più che di religione ci parla di religiosità, di sentimenti di bontà universali e soprattutto di spiritualità libera, non incanalata in rigide regole e dogmi: nelle sue opere veniamo infatti messi a contatto con una realtà diversa da quella priva di speranze e attrattive in cui vivono i suoi personaggi (e in cui spesso anche noi siamo intrappolati), fatta di mistero, sensazioni, atmosfere.


Inviti superflui

Questo è stato uno dei racconti che mi è piaciuto di più, nonostante non sia una vera e propria storia, ma una disperata dichiarazione di un amore impossibile: l’autore, infatti, è molto legato alla fantasia e ai sentimenti, mentre la donna che ama è attratta solo dai beni materiali.

Quando dico che Buzzati, indipendentemente dalle opinioni personali, sa scrivere (sì, non c’era bisogno che lo dicessi io, ma lo dico comunque) è questo quello a cui mi riferisco: un sentimento struggente, doloroso, purtroppo o per fortuna molto comune -e comunemente descritto- diventa qualcosa di nuovo, di appassionante, di irresistibilmente poetico in tutta la semplicità della sua prosa. Un racconto che, col senno di poi, mi ha ricordato molto Un amore…


Il mantello

Il giovane Giovanni è tornato dalla guerra per salutare la madre e i fratellini, eppure si mostra inquieto: afferma di non potersi fermare a lungo perché un compagno lo sta aspettando per continuare il viaggio. Ma chi sarà questo misterioso compagno? E per quale motivo Giovanni non vuole togliersi il suo mantello?

È impossibile non riscontrare delle somiglianze tra questo racconto e Il deserto dei tartari, a cominciare dal nome del protagonista: se però il tenente della Fortezza Bastiani la guerra la sogna senza poterla mai vedere, il Giovanni del racconto non riesce a sfuggirle, e ne viene sopraffatto. Ma che si insegua la gloria o la vita, alla fine, purtroppo, il destino è uguale per tutti.


La giacca stregata

Scoprire che il vostro sarto vi ha fabbricato una giacca che, ogni volta che mettete la mano in tasca, vi elargisce 10.000 lire (diciamo 100 euro per chi, come me, è dovuto andare a cercare su internet a quanto corrispondessero…) è una buona notizia, non è vero? Non quando i soldi che vi ritrovate si lasciano dietro una scia di tragedie…

Una parola per definire questo racconto? Claustrofobico. Forse mi ha colpito molto perché parla di qualcosa che ci riguarda tutti -il denaro, e la brama di possederne sempre di più, indipendentemente dalle sue sporche origini-, ma è riuscito a catturarmi come il malefico sarto con il nostro sfortunato protagonista. Sarà un caso che, in Poema a fumetti, il padrone dell’Inferno è rappresentato da una giacca vuota?


E questi non sono altro che pochi esempi dei racconti contenuti nella raccolta! Se volete scoprire fin dove si spinge il genio di Buzzati, correte subito a leggere La boutique del mistero!

Cosa ne pensate di questo autore? Avete letto qualcosa? Qual è il vostro racconto preferito?

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