Rosso, Bianco & Sangue Blu


Ad essere sincera, non avrei mai pensato di finire a scrivere la recensione di un romanzo rosa (letteralmente… ah ah ah…), peraltro totalmente positiva, e invece, complici questa dannatissima pandemia mondiale e uno sconto imperdibile sugli ebook Kindle, mi sono totalmente immersa nel mondo di Rosso, Bianco & Sangue Blu, la tragicomica storia d’amore e di diplomazia splendidamente narrata da Casey McQuiston.


Dimenticatevi di popstar, attorucoli e celebrità da quattro soldi, perché qui i protagonisti assoluti dei sogni delle ragazzine di tutto il mondo sono Alex Clermont-Diaz, figlio della Presidentessa degli Stati Uniti e, vista la sua passione per la politica, possibile erede della madre, e il Principe Henry d’Inghilterra, che compensa la mancanza del trono, destinato al fratello Philip, con un’enorme quantità di ammiratrici. Eppure, i due sono apparentemente diversissimi: Alex viene dal solitario -e repubblicano- Texas, ha per padre un immigrato messicano di seconda generazione e per madre un esempio di intraprendenza e duro lavoro (entrambi politici e inevitabilmente divorziati), forma lo sgangherato “Trio della Casa Bianca”  insieme a June, sua sorella, e a Nora, la nipote del Vicepresidente, e, soprattutto, è un gran figo (almeno secondo la sua opinione); mentre Henry... beh, Henry sorride, saluta, e si limita a non avere una personalità. Come possa la gente amarlo, Alex proprio non ne ha idea. E alla domanda “come potrà sopportarlo al matrimonio di Philip, al quale è obbligato ad andare?” ha più o meno la stessa risposta -solo, leggermente più scurrile. Ma quando per colpa loro un imbarazzante incidente con la torta nuziale viene spiattellato sulle copertine di mezzo mondo, la questione della loro eterna rivalità viene messa in secondo piano, perché questo rischia di trasformarsi in un serio incidente diplomatico; per porvi rimedio, Alex ed Henry saranno costretti a fingere una fedele e duratura amicizia da dare in pasto alla stampa. Ma a colpi di messaggi esilaranti e battutine caustiche, dalla finzione che era quel rapporto si trasforma in qualcosa di sincero, profondo e, se reso noto, molto, molto pericoloso.


Come ho già detto prima, i romance “classici” non sono mai riuscita a soffrirli: se infatti per i fantasy ho imparato presto a fare un’eccezione (come le recensioni de La corte di rose e spine e di Serpent & Dove con seguiti annessi possono dimostrare), i libri incentrati solo su storie d’amore difficilmente mi riescono a piacere, forse perché trovare le parole adatte per rendere giustizia a un tale sentimento è un compito a mio parere quasi impossibile; perciò nelle rare occasioni in cui il mio cuore di pietra (come lo definiscono gentilmente quelle serpi delle mie amiche) ha bisogno di una buona dose di romanticismo, ripiego o su una cara vecchia commedia romantica -sia lode a chiunque le abbia inventate-, oppure mi affido a quei libri che sono sì d’amore, ma in cui la dinamica sentimentale viene esaminata sotto un diverso punto di vista (in questo articolo scritto per lo scorso San Valentino ne trovate alcuni esempi).

Per quali motivi, perciò, ho deciso di leggere Rosso, Bianco & Sangue Blu?


Il primo è stato sicuramente la tematica LGBTQ+ (di cui, lo ammetto, ho letto veramente pochissimo), e in particolare l’aspetto del coming-out e dell’effetto che questo potesse avere sulla famiglia. Innanzitutto, però, dobbiamo soffermarci un momento sulla figura dei protagonisti, Alex ed Henry. Il primo è espansivo, divertente, più che determinato ad entrare in politica (sogno per il quale si impegna al massimo ogni giorno, facendo affidamento su troppe tazze di caffè), con una pressione enorme sulle spalle che tratta ormai come una vecchia amica. E’ il figlio della Presidente Ellen Clermont, costantemente sotto i riflettori (solitamente per cose per cui sua madre lo ucciderebbe), ma è anche il ragazzo del Texas che darebbe la vita per il suo Stato e il suo Paese, pronto a cambiare le cose e a credere nella gente. E nonostante il rapporto con la madre oscilli tra alti e bassi che coincidono spaventosamente con i dati della campagna elettorale, può sempre contare sul suo supporto, su quello del padre (lontano ma, proprio come il Texas, sempre nei suoi pensieri), del resto dello sboccatissimo Trio e dello staff della Casa Bianca, che ormai è entrato di buon grado a far parte della sua famiglia. 

Al contrario, Henry è un tipo affascinante, certo, ma come può esserlo un principe azzurro, uno stereotipo, una fotocopia: sorride, annuisce, non fa mai cadere quella coltre di fredda cortesia di cui si circonda e che la sua famiglia gli ha imposto. Già, perché i Reali a quanto pare non vedono di buon grado qualsiasi cosa non si conformi alla facciata che, per il bene del Paese (che poi figurarsi se al Paese importa un fico secco di loro…), devono mantenere: e così viene lasciata, anzi, spinta nell’ombra non solo l’omosessualità -e quindi la vera e bellissima personalità- di Henry, da tempo consapevole del suo orientamento e dell’amore per Alex, ma anche il passato da tossicodipendente di sua sorella Beatrice e il dolore straziante della madre Catherine dopo la morte del marito. 

Per quanto riguarda Alex, la situazione è da un lato più complessa, dall’altro infinitamente più semplice: il ragazzo deve infatti fare i conti con una (ri)scoperta di sé -nonostante gli indizi ci fossero tutti, infatti, il nostro first son preferito proprio non aveva idea di essere gay-, ma in questo è aiutato dalla sorella June, dall’amica Nora e nel modo più spassoso e incredibile dalla madre Ellen, che come se niente fosse prepara un PowerPoint dal titolo “Sperimentazione sessuale con monarchi stranieri: territorio inesplorato” (ho riso mezz’ora fissando il muro, lo giuro). 

Se da un lato abbiamo dunque una famiglia aperta, multiculturale, moderna che sostiene ognuno dei suoi membri, dall’altro troviamo solo perbenismo e attaccamento ad ideali ormai stantii, delle persone pronte ad immolare la felicità dei loro cari pur di mantenere una facciata tanto rispettabile quanto fredda e glaciale. E purtroppo non serve andare troppo lontano per ritrovare quest’ultimo tipo nella vita reale...


Il secondo motivo che ha scatenato in me la voglia di leggere questo libro è stata poi la presenza di quella “componente royal che da qualche tempo cerco costantemente nei libri che leggo; ciò che rendeva però questo libro diverso dagli altri, di solito obbligatoriamente fantasy, era l’ambientazione moderna messa a confronto con una realtà diversissima e molto più “rilassata” (anche se leggendo il libro non si direbbe) come il governo degli Stati Uniti. La storia di Alex ed Henry diventa quindi anche il pretesto per parlare delle differenze tra due dei Paesi più famosi al mondo, e di quanto le rispettive posizioni possano essere attuali o meno. Ci sono state pagine che mi hanno fatto letteralmente venire i brividi, in cui mi è sembrato di trovarmi catapultata nel Medioevo invece che nel 2020, e altre in cui l’idea di accettazione di sé era così prorompente da farmi quasi commuovere - e non credo ci sia bisogno di specificare quali personaggi abbiano suscitato in me le rispettive sensazioni. E a proposito di 2020, quello che fa da sfondo a questa storia si mostra molto più idilliaco di quello che abbiamo realmente vissuto: è infatti libero non solo dal Covid (come dimostrano le feste stravaganti e ad alto tasso alcolico frequentate dai nostri amici), ma anche da un certo ignorante arricchito dal ciuffo color carota, il cui posto è invece occupato da una brillante democratica pronta a rendere il suo Paese un posto migliore. E ad essere sincera i dati da analizzare continuamente, la tensione e -purtroppo- gli immancabili colpi bassi mi hanno appassionato quanto e più delle dinamiche (e dell’ipocrisia, almeno in questo libro) della Famiglia Reale. Vediamo quindi a confronto tradizione e rinnovamento, monarchia e repubblica, antichi valori e ritrovata umanità, tutti elementi che fanno discutere ormai dal 1776. 


Il terzo e ultimo motivo è stato il cercare una scrittura fresca, leggera, divertente che in questo periodo di stress estremo potesse liberarmi la mente dai cattivi pensieri; ebbene, con questo libro ho fatto centro: lo stile della McQuiston è infatti irrisorio, arguto e capace di rendere alla perfezione il punto di vista di Alex, con le sue paure e i suoi motivi di gioia. Il mio timore più grande riguardo a questo libro era che l’autrice decidesse di “bruciare le tappe”, e cioè di mostrare fin troppo velocemente l’evoluzione dei personaggi e della loro storia: beh, mai timore fu più infondato, perché dalla sua scrittura traspaiono vividi il risentimento iniziale di Alex e la paura di emergere di Henry, che pian piano in un arco narrativo ben costruito si trasformano grazie al sostegno l’uno dell’altro in una sicurezza più che totale; anche il tema del coming-out è trattato benissimo: attraverso la scoperta e l’accettazione di sé, infatti, emergono pian piano anche quei lati delle rispettive personalità che erano rimasti per lungo tempo nascosti. E che dire delle scene romanticissime ma mai melense, che mi hanno fatto battere il cuore ad ogni parola? Senza contare le email tra Alex ed Henry: ironiche (e iconiche), dolcissime, esilaranti (c’è un’intera conversazione dedicata ai demoniaci tacchini del Ringraziamento!), senza dubbio le parti dell’intero romanzo che più mi hanno fatto ridere.


In conclusione, questo libro ha rapidamente scalato la classifica dei miei libri da consigliare: è adatto per i romantici senza speranza, per chi ama di meno i romanzi rosa, per coloro che hanno bisogno di farsi una bella risata, ma anche per chi ha voglia di affrontare temi seri e importanti in modo più leggero. Non so che altro aggiungere se non che, come i suoi protagonisti, Rosso, Bianco & Sangue Blu è “pronto a fare la Storia”.

E ora ditemi, conoscevate questo libro? Cosa ne pensate? Qual è stato il libro o il genere che vi ha fatto ricredere?

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