Guida galattica per gli autostoppisti


Se mi conoscete da un po’, ormai avrete capito che, eccezion fatta per quel capolavoro cinematografico che è la saga di Star Wars, non sono una grande appassionata di fantascienza; da quando però ho terminato Falce e soprattutto Thunderhead, il suo seguito, ho deciso di dare una possibilità a questo genere a me sconosciuto cercando di recuperare almeno i suoi capisaldi, dalla distopia alla fantascienza umoristica. E per quest’ultima potevo forse non iniziare da Guida galattica per gli autostoppisti, il primo volume della “trilogia più che completa in cinque parti” di Douglas Adams? Direi proprio di no.


NIENTE PANICO è proprio quello che Arthur Dent avrebbe bisogno di sentirsi dire: sdraiato nel fango davanti a casa sua, sta infatti cercando di evitare che quest’ultima venga demolita per far spazio a una tangenziale. Per una curiosa coincidenza, NIENTE PANICO è anche la scritta che “in grandi e rassicuranti caratteri” campeggia sulla copertina della Guida galattica per gli autostoppisti, un libro che “nelle civiltà meno ingessate ha già soppiantato l’Enciclopedia galattica, diventando la depositaria di tutto il sapere e di tutta la scienza”. A parte questa breve frase piena di saggezza, però, cosa lega un comune inglese come Arthur Dent e un libro notevole come la Guida? E’ presto detto: Ford Prefect. “Per la maggior parte degli amici, Ford Prefect era un eccentrico”: da questa considerazione, però, nessuno è mai arrivato alla conclusione che questo attore disoccupato, famoso per i suoi comportamenti bizzarri e la ben nota passione per l’alcool, sia in realtà un ricercatore itinerante originario di un piccolo pianeta vicino Betelgeuse e mandato sulla Terra per reperire nuove informazioni per la Guida. Pertanto in quel fatidico giovedì terrestre in cui Arthur Dent persiste nel difendere la sua dimora, Ford è l’unico a sapere che quel “piccolo, trascurabilissimo pianeta azzurro-verde” sta per essere a sua volta distrutto dai Vogon -un popolo di ottusi burocrati assolutamente privi di talento per la poesia- per lasciare spazio ad una superstrada iperspaziale. Questa è la premessa che vede Arthur e Ford imbarcarsi verso avventure singolari ed esilaranti, incontrando personaggi altrettanto singolari ed esilaranti e cacciandosi in situazioni che -ormai l'avrete capito- sono tra le più singolari ed esilaranti che vi ritroverete a leggere. 


Guida galattica per gli autostoppisti, più che il classico colpo di fulmine libresco, è stato un’occasione per approfittare degli sconti, e come tale è finito in bella mostra sulla mia libreria insieme al resto del bottino; quando però tanto per noia quanto per curiosità l’ho ripreso dallo scaffale su cui tempo prima si era leggiadramente posato, non sono più riuscita a frenare il sorriso che fin dalla prima pagina è affiorato sulle mie labbra, e nemmeno quelle risate incontrollate e ululanti che hanno dato -e continuano a dare- alla mia famiglia la certezza delle mie precarie condizioni psicofisiche. Ma cosa mai avrà generato in me un tale scoppio di ilarità?


La risposta è semplice: tutto. Esatto, tutto. O almeno, tutto quello che non ti aspetti. Perciò… tutto. Dimenticatevi del concetto di stereotipo, perché qui non ne troverete nemmeno uno. Questo libro è solo pura, imprevedibile, intricata ed esilarante follia. D'altronde, cosa ci si può aspettare da un'astronave con un Motore ad Improbabilità Infinita? La Cuore d’Oro ha infatti l’innata e scientificamente provata capacità di attirarsi addosso il maggior numero di (s)fortunate coincidenze e/o eventi totalmente casuali: così veniamo catapultati come gli stessi protagonisti attraverso una serie di imprese paraeroiche totalmente non cercate, che si susseguono velocemente lasciando fluire libero il caos che governa l'Universo -pensavate fosse l’ordine, poveri stolti?! Fortuna che possiamo contare su una certa Guida con le parole NIENTE PANICO stampate sopra… Probabilmente ve ne sarete già resi conto, ma voglio avvertirvi lo stesso: questo libro non è fatto per gli ordinati, i logici, i razionali; nato in seguito all’omonima serie radiofonica creata dallo stesso Adams, ha infatti lo scopo primario di intrattenere, appellandosi ai più fantasiosi, sognatori, (auto)ironici e sboccati tra i lettori, i quali saranno per natura più portati ad empatizzare (e farsi quattro risate) con i numerosi e strambi personaggi. 


Tra questi, vorrei dare la precedenza -se non altro per compassione- al povero Arthur Dent, un normalissimo terrestre (e dotato perciò di quella velata ottusaggine che caratterizza la nostra specie) che in quello che era partito come un tranquillissimo giovedì ha perso la casa, il pianeta e la sanità mentale; intrappolato nella giornata no più lunga della sua vita, Arthur passa facilmente dalla rabbia alla paura, dall’indignazione allo smarrimento, comportandosi d’altronde come ciascuno di noi farebbe se scoprisse di aver fatto l’autostop più pericoloso della sua vita. Molto diversi sono invece Ford, pragmatico e sempre pronto a tirarsi fuori dai guai (per cacciarsi in altri ancora peggiori, ma questi sono dettagli); Zaphod Beeblebrox “avventuriero, ex hippy, edonista (ladro?, forse), abilissimo nel farsi pubblicità, una frana nei rapporti umani, nonché ritenuto prevalentemente uno che non sa neanche dove sta di casa, e incredibilmente diventato da poco Presidente del Governo Galattico Imperiale; Trillian, una ragazza che “andava spesso in giro con Zaphod, e gli diceva chiaro e tondo cosa pensava di lui; e infine il meraviglioso, iconico e deprimente Marvin, l’androide paranoico, l’unico capace di dire frasi come “mi dà il mal di testa solo cercare di scendere di pensare al vostro livello” e “la vita puoi disprezzarla o ignorarla, ma non potrai mai fartela piacere". Genio.


Ma una storia, per quanto buona, ha bisogno di qualcuno che la sappia raccontare: e qui entra in gioco Adams, che con la sua scrittura riesce non solo a dar vita a situazioni tra le più sconclusionate e spassose, ma anche a farle sembrare quasi logiche e normali, con l’ovvio risultato di disorientare ancora di più il lettore intento a sbellicarsi dalle risate. Dialoghi nonsense e pungenti, frasi capaci di atterrare perfettamente in piedi dopo aver eseguito un triplo salto carpiato, mondi nascosti dietro ad elementi normalissimi quali un asciugamano, il numero 42 o un vaso di petunie: tutto questo rende unico -anche perché a chi sarebbe potuto venire in mente?- questo libro, ormai diventato un classico del suo genere. In Guida galattica per gli autostoppisti, però, non troverete solamente il comico fine a sé stesso, ma anche riflessioni umoristiche che nascondono verità solitamente difficili da digerire: dalla demagogia, al progresso a tutti i costi, alla condizione umana, avrete di che ragionare, sempre con un sorriso (forse un po’ più amaro) sulle labbra.


Dopo aver sviscerato -e non senza fatica, sappiatelo- tutto ciò che poteva essere detto su questo meraviglioso libro, vi invito solamente a prendere il vostro asciugamano, ad aprire la Guida alla sua prima pagina e a imbarcarvi di straforo insieme a Ford e Arthur in questa avventura meravigliosa. Sempre con la speranza che un Vogon non voglia leggervi le sue poesia, nel qual caso la vostra avventura finirebbe ancor prima di cominciare, sia chiaro. Poi non dite che non vi ho avvertito.

Adesso ditemi, avete letto questo libro? Vi è piaciuto o, almeno, ci avete capito qualcosa? Che ne pensate della fantascienza umoristica?

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