Regina rossa


Oggi, sempre cavalcando l’onda del fantasy distopico, vi porto a scoprire il primo volume di una serie young adult ormai molto popolare: sto parlando di Regina rossa, della scrittrice americana Victoria Aveyard.


Spesso si dice che è il sangue a determinare il futuro di una persona, e nel mondo in cui vive Mare Barrow, dove la popolazione è divisa in base al suo colore, questa cosa non potrebbe essere più vera: i Rossi come lei, infatti, sono costretti a vivere nella povertà, a svolgere i lavori più umili e a morire in guerra tra le prime linee, mentre gli Argentei possono crogiolarsi nella ricchezza e nell’autorità ottenute grazie ai loro poteri magici, soprannaturali, quasi divini. Mare è cresciuta nell’odio e nella paura verso gli Argentei, e purtroppo, come i suoi fratelli prima di lei, non può sottrarsi alla leva: non è stata abbastanza fortunata come sua sorella Gisa e il suo amico Kilorn, scelti come apprendisti e destinati ad imparare un mestiere. Mare è quindi rassegnata al suo destino, ma quando scopre che anche quello di Kilorn è drasticamente cambiato, decide di rischiare il tutto per tutto pur di salvarlo… Non immagina nemmeno che il suo rischioso -e fallimentare- piano la porterà niente meno che a Palazzo, e che proprio al cospetto della famiglia reale rivelerà un potere ancora più devastante di quello di qualsiasi Argenteo. Per mettere a tacere una notizia che altrimenti potrebbe scombinare l’intero sistema sociale del regno, Mare è obbligata a sposare sotto falsa identità il secondogenito della corona. Intrappolata in una danza mortale, Marina Titanos -come sarà costretta a farsi chiamare- dovrà decidere una volta per tutte a chi dovere la propria lealtà: ai Reali argentei, le persone che continuano a tenere in pugno la sua vita, o alla Guardia Scarlatta, il gruppo di ribelli rossi che sta cercando di cambiare le cose; a Maven, il suo promesso sposo, o a suo fratello Cal, il futuro re di Norda; alla sè stessa che conosce bene, o alla persona che vogliono farla diventare. In testa, un’unica martellante verità: chiunque può tradire chiunque. 


Ho capito solo dopo averlo letto che Regina rossa è uno di quei casi editoriali, molto diffusi nella letteratura young adult, che riescono a spaccare esattamente a metà il pubblico: c’è chi lo odia e chi lo ama. Da che parte si colloca dunque questa semi-seria scrittrice di recensioni (blogger o bookstagrammer erano decisamente troppo, scusatemi) dopo aver finito da tempo il primo volume della saga?

**attimo di suspance con musica di tensione e inquietudine stile blockbuster hollywoodiano, seguito da un breve respiro che, si sa, nessuno sapeva di star trattenendo**

Dalla parte dei sostenitori, ovviamente, perché Regina rossa è riuscito veramente a catturarmi!


Iniziamo come sempre dalla protagonista, Mare Barrow. Rossa, e quindi con un posto nell’esercito che le è già stato assegnato, Mare ormai non prova più neanche a ribellarsi al suo destino: troppo stanchi per lottare sembra il motto della mia vita”. D’altronde, se suo padre è tornato a casa per miracolo dopo aver riportato gravi danni ai polmoni e se i suoi fratelli Bree, Tramy e Shade sono già sul campo di battaglia, quale altra opzione potrebbe avere lei? Lei che, al contrario della sorellina Gisa -per la quale prova un’invidia alla pari dell’affetto-, non ha né talento né bellezza; lei che non fa altro che rubacchiare qua e là ciò che le serve; lei che a prima vista potrebbe essere considerata “una persona mediocre, grezza, dissoluta, ignorante, disagiata, difficile da gestire e testarda”; beh, lei decisamente non ha alcuna speranza, non in un mondo in cui la vita scorre allo stesso ritmo del proprio sangue. Mare, come tutti gli altri Rossi, conosce bene i poteri tremendi e straordinari degli Argentei, e soprattutto vive sulla propria pelle l’uso che essi ne fanno. Quello che non sa, però, è che anche lei ne possiede uno: il controllo dell’elettricità. Purtroppo per lei, però, una Rossa con le caratteristiche di un’Argentea non è contemplata nei fragili equilibri che reggono in piedi la società di Norda, ed è per questo che il Re Tiberias e la Regina Elara la costringono a sposare il loro figlio Maven e ad adottare una nuova ed accettabile identità; per la precisione, per il resto dei suoi giorni Mare dovrà interpretare la parte di Marina Titanos, l’ultima discendente di un nobile casato argenteo -uno dei tanti di cui faticherete a memorizzare nome e caratteristiche- estintosi dopo un tragico accadimento. D’ora in avanti, questa “piccola Sparafulmini” è “rossa nella mente, ma argentea nel cuore”. 

Una vita fondata sulla menzogna, dunque, è ciò che le si prospetta, mentre è costretta a intessere rapporti più o meno buoni con il resto della famiglia reale: Cal, il principe ereditario, un generale che seppur aperto non sembra intenzionato a cambiare le cose, Evangeline Samos, futura regina e moglie di Cal, vipera quasi quanto quella attuale, e Maven, che come secondogenito è un po’ l’ultima ruota del carro, un’acqua cheta che nasconde grandi segreti... Come se non bastasse, poi, Mare accetta di battersi per i Rossi insieme alla Guardia Scarlatta e alla sua determinata comandante Farley, e allo stesso tempo è costretta a condurre un’esistenza in abito da sera immersa nell’elite dei vari casati argentei. E no, non è neanche tutto: destinata a sposare Maven, si accorge pian piano di provare una sorta di attrazione proprio per l’uomo che dovrebbe più odiare -sì, sto parlando di Cal. Se state pensando “Che casino!” non posso fare altro che darvi ragione, anche se in parte devo farvi ricredere: Mare è l’esatto opposto della protagonista forte, indipendente e -bisogna dirlo- piuttosto scorbutica che però dopo aver conosciuto l’Amore (sospiro di rito) diventa docile come un gattino. Decisa a combattere le ingiustizie che vive la gente come lei e a riappropriarsi della propria vita e dei propri poteri, infatti, la nostra protagonista ha ben altro a cui pensare, e se l’amore busserà di colpo alla sua porta, saprà esattamente che benvenuto riservargli -non senza un po’ di rammarico, ammettiamolo. Nonostante certi sentimenti chiarissimi che lei non ammetterebbe mai, nonostante i rimpianti, la paura e i sensi di colpa, nonostante la spirale di tradimenti in cui è invischiata Mare resterà sempre fedele a sé stessa, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti.


Se ormai mi conoscete abbastanza (specialmente attraverso recensioni come quella de La città di ottone), sarete sicuramente al corrente della mia passione sfrenata per gli intrighi politici, le ingiustizie sociali e i tradimenti assortiti che si possono trovare nei fantasy. Alla luce di questo, come poteva non piacermi un libro il cui motto praticamente è “chiunque può tradire chiunque”? Ho poi particolarmente apprezzato come l’autrice ha delineato le diverse fazioni: il conflitto principale del libro, infatti, non è semplicemente un “Argentei vs Rossi” o “Nobiltà vs Guardia Scarlatta”, ma al suo interno comprende moltissime sfumature, a volte riconducibili a una sola persona, che rendono davvero difficile schierarsi del tutto -e molto più reale e interessante il racconto. Solo per fare un esempio, all'interno dell'élite argentea sono presenti decine e decine di casati, in lotta fra loro per conquistare sempre più potere: i Samos, la famiglia di Evangeline, dei Magnetron (capaci di controllare i metalli), i Merandus, di cui fa parte la Regina, dei Sussurranti (riescono a controllare le menti), i gli Iral, dei Setosi, e molti altri… Ognuno con caratteristiche e ambizioni ben precise, vivono all’ombra dei Calore, il casato della famiglia reale capace di controllare il fuoco (dei Forgiafiamma), cercando di mettere in atto i propri subdoli giochi di potere. Devo ammettere che questa abbondanza di nomi, dettagli e colori ad un certo punto è riuscita a confondermi, tant’è che ho abbandonato la lettura per un po’; posso però assicurarvi che se come me siete amanti dei worldbuilding ben dettagliati, degli intrighi di corte e dei doppi e tripli tradimenti con salto carpiato non ci metterete molto a superare questo ostacolo.


Da ultimo mi voglio soffermare sulla scrittura fresca della Aveyard, che è stata un’ottima compagna lungo questo viaggio tortuoso ed affascinante: la narrazione in prima persona, al presente, dal punto di vista di Mare riesce davvero a catturare il lettore, tant’è che personalmente sono riuscita perfettamente a “mettermi in contatto” con questa protagonista, con le sue cicatrici e con i suoi punti di forza. 


Che altro posso aggiungere se non che il finale a sorpresa mi ha lasciato con il fiato sospeso e mi ha messo addosso una voglia assurda di continuare con Spada di vetro? So infatti per certo che, se le cose non prenderanno una piega drastica, finirò sicuramente questa quadrilogia! 

Non mi resta che consigliarvi per l’ultima volta questo libro che vi farà battere il cuore, saltare sulla sedia, e ribollire il sangue nelle vene, indipendentemente dal suo colore. 

Adesso aspetto i vostri commenti: avete letto questo libro? Vi ispira? Fatemi sapere tutto!

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