Tenebre e ossa


Oggi, cari lettori, vi parlerò di un fantasy che non ha sicuramente bisogno di presentazioni: il libro del giorno è infatti Tenebre e ossa, il primo volume della osannata Grisha Trilogy. Spero non siate stanchi di sentire nuovi pareri su quello che si sta rivelando il fenomeno young adult dell’anno -complice sicuramente la serie Netflix che il 23 farà il suo debutto sugli schermi di tutti gli appassionati-, e soprattutto spero che non vi dispiaccia sentirne parlare male. Perché no, non mi è piaciuto. Sì, vi spiegherò il motivo. No, non voglio essere spedita nella Faglia per questo.


Ispirato alla Russia degli zar, il regno di Ravka una volta era una nazione potente. Lo era, almeno, prima di entrare in guerra con i suoi confinanti e di essere del tutto messo in ginocchio dalla Faglia, quel mare -o meglio, quel Nonmare- di oscurità e ombra che lo taglia letteralmente a metà. In questo Stato diviso e impoverito è cresciuta l’orfana Alina Starkov, ragazza dall’aspetto malaticcio e aspirante cartografa dell’esercito che è innamorata da tempo del suo amico d’infanzia Mal. Quando però i due sono costretti ad attraversare la Faglia con il loro reggimento e la loro nave viene attaccata dai volcra, malvagie creature delle tenebre, qualcosa cambia: per salvare Mal, ferito gravemente, Alina sprigiona infatti un enorme potere che ormai si credeva perduto per sempre. Da quel momento in poi la sua vita prende una svolta decisiva: viene infatti arruolata tra i Grisha, i soldati del Secondo Esercito e gli unici in grado di dominare la Piccola Scienza, la magia, per ordine dell'Oscuro, il loro potentissimo signore. Alina, l’unica Evocaluce da generazioni, potrebbe essere l’ultima speranza per distruggere la Faglia e riportare la pace. La ragazza si ritrova quindi a fare i conti con un mondo completamente nuovo, a prendere le redini del suo nuovo potere e ad aprirsi a nuove amicizie ed esperienze. Ma soprattutto, dovrà essere pronta a fronteggiare intrighi, misteri e giochi di potere. Giochi di cui lei, suo malgrado, sembra essere la pedina fondamentale. 


Comincio col dire che questo libro non mi aveva mai ispirato più di tanto, almeno finché non mi sono trovata davanti il trailer di Shadow and Bone e tutta quella luce mi ha… beh, accecato. Insomma, sarà stato l’entusiasmo dilagante nel bookstagram, sarà stata la bravura del montatore, ma mi è improvvisamente venuta una gran voglia di leggere questo libro. Se avete dato un’occhiata alla mia recensione di Blood & Honey, saprete che, per riassumere l’impressione (brutta) che il libro mi aveva fatto, ero ricorsa alla saggezza popolare affidandomi a un caro vecchio “troppa carne al fuoco” e a un bel “tutto fumo e niente arrosto”; beh, questo libro invece può essere (in)felicemente descritto con la frase “non è tutto oro quel che luccica”.


Iniziamo come sempre dai personaggi, tra i quali spicca sicuramente la protagonista Alina. Ecco, Alina: che posso dire su di lei? Sicuramente l’ho trovata piuttosto realistica: è la classica sfigatella un po’ bruttina che da anni sbava dietro al suo migliore amico, il quale dal canto suo non se la fila di pezza (una di noi, insomma); non brilla per ambizione, né per simpatia, né per prontezza di spirito: eppure, sarà proprio lei a portare la luce in un mondo spezzato in due dall’oscurità più totale. Ovviamente, il tutto con estrema riluttanza: dopotutto, se il momento prima ti affidano i lavori più ingrati e quello dopo ti trascinano ovunque come uno strano fenomeno da baraccone coperto da una campana di vetro non diventi esattamente una campionessa di disponibilità. E anche se è giustissimo che si senta inadeguata in questi nuovi panni -senza contare che pure in quelli vecchi non è che fosse proprio a suo agio-, anche se imparare da un giorno all’altro a controllare un potere da sempre ignorato è una vera e propria sfida, anche se tra la corte e i Grisha ci sono più sorrisi finti che stelle in cielo, anche se, se, se… Alina l’ho trovata decisamente noiosa. Non mi aspetto certo che la protagonista accetti così di punto in bianco di diventare la paladina della situazione, ma che almeno a metà libro abbia acquisito un po’ di fiducia o almeno di ironia, anche solo per mostrare la crescita del personaggio, questo sì. Da queste mie parole, però, potreste farvi l'idea sbagliata che la ragazza non si liberi mai dal giudizio perennemente negativo che ha di sé, mentre invece ciò non accade: imparando ad abbracciare il suo potere, infatti, la situazione subisce un repentino rovesciamento, che ovviamente va tutto a suo favore. Di cosa ho da lamentarmi, quindi? Semplice: del fatto che questo cambiamento avviene da un momento all'altro, senza mostrare un minimo di gradualità. Così, dopo aver mantenuto la narrazione piuttosto piatta per quasi tutto il libro, all’improvviso la nostra Alina decide di darsi una svegliata e, di colpo, veniamo catapultati nel vortice degli eventi e della sua neonata consapevolezza. Meraviglioso, però se si fosse svegliata un po’ prima l’avrei apprezzato un pelino di più. 

Una cosa che secondo me non ha giocato a favore di Alina e del suo percorso di crescita è stato sicuramente il suo bisogno di dipendere da coloro che le stanno intorno, e in particolare dall’Oscuro, da Genya e da Mal: le serve il primo per evocare il suo potere, la seconda per non perdersi nelle dinamiche di palazzo, l'ultimo -che alla fin fine è in realtà piuttosto inutile, oltre che fastidioso- per capire cosa è più giusto fare… Insomma, un conto è chiedere una mano, un altro accollarsi totalmente al povero malcapitato di turno, soprattutto se il povero malcapitato è uno dei migliori personaggi della storia (e no Mal, non sto parlando di te). 

Non esagero, infatti, quando dico che sono andata avanti soprattutto per l’Oscuro, una figura potente, misteriosa, affascinante dalla quale è difficile non rimanere stregati; la sua magia, la tenebra, è totalmente opposta a quella della nostra Alina, eppure sembra essere l’unica cosa capace di farle sprigionare qualche scintilla. E che scintilla, signori! Peccato che, anche in questo caso, la Bardugo si sia bruciata questo straordinario personaggio spiattellando tutti i suoi segreti in quattro e quattr'otto…

Ma la migliore in assoluto è sicuramente Genya: come si fa a non amare una che dice “lo champagne non è mai troppo, anche se domani la tua testa cercherà di convincerti del contrario”? All’apparenza una donna forte e decisa, capace di lasciarsi scivolare addosso qualsiasi critica e decisa a vivere appieno tutti i piaceri della vita, in realtà è una delle tante figure “al limite” che adoro ritrovare nei libri: l’unica Plasmaforme presente a corte, è diventata, grazie alla sua abilità di abbellire i tratti somatici delle persone, una servitrice della regina (veste infatti di bianco, il colore del Gran Palazzo); per questo motivo, è continuamente vittima dell’odio e del sospetto dei Grisha oltre che di quello della stessa tsarina, al cui regale orecchio non sfuggono le voci di una sua presunta relazione con il re -cosa che per lei è molto più dolorosa e umiliante di quanto non dia a vedere. Non appartiene a nessuno, tranne che a sé stessa, e forse è proprio questo il motivo che la spingerà a legare con Alina. Anche in questo caso, spero che la sua figura venga approfondita in seguito, perché questo è sicuramente un personaggio che merita, se non un intero libro, almeno un po' più di importanza.  


Veniamo però ora all’elemento più atipico della recensione (anche nelle peggiori stroncature, infatti, nessuno ne parla male): mi spiace dirlo, ma lo stile della Bardugo, per quanto mi riguarda, non è poi questa grande rivelazione. Sicuramente l’autrice ha un’indubbia capacità di far immergere il lettore nel suo mondo, e nonostante generalmente adori le sequenze descrittive in questo caso non sono riuscita ad apprezzarle a pieno: sarà stata la lentezza che conferivano alla storia, sarà stata la confusione che dopo un po’ contribuivano a creare nel mio piccolo cervello, ma ad essere sincera il più delle volte trovavo che, quasi come i fregi del Gran Palazzo, più che arricchire il racconto lo appesantissero. 

Alle descrizioni degli ambienti, poi, si aggiungevano quelle dell’intricato worldbuilding, che a mio parere sarebbe stato il vero fiore all’occhiello di Tenebre e ossa se solo fosse stato trattato con un po’ più di attenzione. Troviamo infatti tre ordini principali di Grisha: i Corporalki, l’Ordine dei Vivi e dei Morti, di cui fanno parte gli Spaccacuori (in pratica degli assassini), i Guaritori e la nostra Plasmaforme, tutti vestiti di rosso a eccezione di Genya; gli Etherealki, l’Ordine degli Evocatori con la kefta (l’uniforme) blu, divisi in Chiamatempeste, Inferni e Scuotiacque e capaci di controllare il vento, il fuoco e l’acqua; i Materialki, l’Ordine dei Fabrikator, in cui i Tempratori e gli Alchemi di viola vestiti si occupano di forgiare armi e altri oggetti magici. Se già con questa piccola descrizione sommaria vi sentite un po’ confusi, provate a immaginate che fatica devo aver fatto io che ho scoperto il tutto andando avanti man mano con la lettura! Senza contare che abbiamo un quadro chiaro della situazione solo arrivati a metà libro e che per ogni ordine la scrittrice ci introduce almeno una decina di personaggi; questi ultimi, poi, sono talmente abbozzati che finiamo per scordarci anche l'unica cosa che di loro ci era stata rivelata, e cioè il nome.


Insomma, a mio parere Tenebre e ossa è un libro che parte da una base molto originale e che si perde però a metà strada tra mille arzigogoli, risultando prima troppo lento e poi spinto quasi a forza verso scene tanto epiche quanto forzate. Che vi devo dire, per me è un no, anzi, un niet!


Eppure, anche se ci sono mille altre saghe che preferirei vedere sul piccolo schermo, la curiosità per la serie mi è rimasta. Chissà poi che, tolte le infinite descrizioni, non mi venga voglia di continuare con Assedio e tempesta, -che, a quanto ho sentito, fa fare alla storia un enorme salto di qualità- o magari con la duologia di Sei di corvi, ambientata nel Grisha Verse ma con protagonisti e situazioni completamente diversi. Anzi, ad essere sincera uno dei motivi che mi ha spinto a comprare Tenebre e ossa è stato proprio avere una buona base per questa saga, considerata il vero capolavoro dell'autrice. Ma diamo tempo al tempo: d’altronde, si tratta di aspettare solo altri quattro giorni… 

E voi, cosa ne pensate del mondo creato dalla Bardugo? Attendete con ansia la serie?

P.S: se siete dei fan e avete voglia di percuotermi, vi prego di non farlo troppo forte. Mi avete sentito, mettete giù quelle mazze di ferro… 

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