Le Isole di Smeraldo


Oggi, cari lettori, vi porto alla scoperta della mitologia e delle leggende irlandesi con un originalissimo fantasy italiano: sto parlando de Le Isole di Smeraldo, primo volume della Saga dei Tuatha che ho letto grazie alla disponibilità e alla gentilezza della sua autrice, Daniela Maccarone alias Dama Berkana.


Finias, Murias, Gorias, Falias ed Eire: queste sono le cinque Isole di Smeraldo che compongono un mondo ancora giovane, in cui i Tuatha de Danann, la progenie mortale della Dea Madre Dana, vive nella pace e nella concordia. A difendere questo idilliaco arcipelago, dove la morte arriva solo se accompagnata dalla vecchiaia, sono gli Scudi, che prestano aiuto sia civile che militare alla comunità, e le Druidesse, le uniche persone che, al contrario del popolo, possono usare il proprio potere per scopi non legati alla natura, ma anche per bisogni umani. Oltre che per il rispetto di cui godono tra i Tuatha, i due corpi si distinguono anche per il privilegio di abitare sull’isola di Eire, il più sacro tra gli Smeraldi, dove è presente l’ingresso dell’Oltretomba; le uniche Druidesse che contravvengono a questa regola sono le Depositarie, le reggenti dei quattro Templi -del Fuoco, dell’Acqua, dell’Aria e della Terra- che si trovano nelle restanti Isole: esse sono infatti responsabili dei quattro sacri artefatti che vi sono custoditi, segni tangibili del potere che le divinità hanno ceduto pur di proteggere i figli di Dana. Ed è proprio uno dei quattro tesori, la lancia Sléa Bùa, a condurci dal protagonista della nostra storia: il dio Lugh, padrone del Sole, una delle divinità più zelanti e interessate alle sorti degli uomini (e, per questo, inviso a molti dei suoi pari). Non c’è da stupirsi, dunque, che quando un’antica e sconosciuta minaccia sembra intaccare la perfezione degli Smeraldi, sia proprio Lugh il dio più deciso a fare luce su questo mistero. Aiutato dall’amico e Scudo Pwyll, pur di scoprire gli oscuri segreti delle Isole Lugh arriverà persino a mettersi contro le altre divinità. A mettersi persino contro coloro che ama…


Fin da piccola, sono sempre stata un’appassionata di mitologia: dei, eroi, battaglie, trasformazioni e tradimenti non hanno mai avuto segreti per me -e onestamente non so se andarne orgogliosa o vergognarmene. Questo almeno finché, come una doccia gelata, non mi è stato rivelato che esistono molte altre mitologie oltre a quella greco-romana. Mitologie di cui ancora oggi non so assolutamente niente, e delle quali vorrei scoprire anche i più insignificanti segreti. Ecco, grazie a Le Isole di Smeraldo e alla cortesia della sua autrice, sono diventata un po’ meno ignorante di prima in materia e, cosa più importante, l’ho fatto divertendomi grazie a una trama piena di colpi di scena e mai noiosa.


Come ormai avrete capito, infatti, questo libro è basato sulla mitologia celtica e irlandese, ma ovviamente molte sono state le “modifiche” che l’autrice ha apportato per creare una storia del tutto nuova -non fraintendetemi, ne sono stata veramente felice, anche perché in caso contrario avrei letto un dizionario mitologico e non un fantasy. In questo senso, le più apprezzate sono state quelle relative al personaggio del dio Lugh, il protagonista. C’è un motivo per cui i retelling mitologici vengono per la maggior parte narrati dal punto di vista di mortali o di divinità minori: a meno che non sia questo l’effetto desiderato, avere come narratore un dio -un essere onnipotente, onnisciente, come minimo piuttosto freddo e distaccato- può rendere difficile se non impossibile empatizzare con il protagonista. Cosa, questa, che non è assolutamente avvenuta ne Le Isole di Smeraldo, perché nonostante sia il dio del Sole, Lugh somiglia molto di più ad un essere umano che ad una divinità: non ha interesse (come Morrigan, la dea della guerra, o Manannan Mac Lyr, il dio del mare) nell’essere venerato, mette al primo posto il bene dei Tuatha e ha preoccupazioni e guai proprio come tutti noi. 

Preoccupazioni che, c’era da aspettarselo, aumentano esponenzialmente a causa delle oscure vicende che cominciano ad avere luogo nello Smeraldo: Lugh farà infatti di tutto per aiutare i mortali in questo frangente, attirandosi però le ire delle altre divinità e anche degli stessi uomini, che per una volta sono concordi nel ritenerlo “portatore di zizzania” a causa dei suoi sospetti (sempre meno infondati). Vediamo quindi la fiducia di Lugh affievolirsi man mano che la storia va avanti, mentre cresce sempre più il suo senso di colpa e di inadeguatezza: perché fa di tutto per proteggere il popolo senza ottenere nessun risultato concreto, perché non riesce ad aiutare la sorella Arianrhod, dea lunare privata della maggior parte dei suoi poteri, perché da quando ha iniziato ad indagare sembra aver causato disgrazie ancora più grandi… E proprio a causa dell’alta concezione che ha del suo compito, e di quella invece sempre più bassa delle sue capacità, cerca di mettere da parte i sentimenti -neanche troppo nascosti- che ha per Deichtine, una donna mortale dai mille segreti…

Un dio quasi umano, dunque, è la guida che ci accompagnerà attraverso le sfaccettature più cupe dello Smeraldo, e che anche durante i momenti in cui più dubiterà di sé stesso non perderà mai di vista il bene comune e il suo senso di giustizia. Ma in questa “aperta sfida tra luce e tenebra”, Lugh riuscirà ad accorgersi che “la sua luminosità crea un’oscurità ancora più intensa alle sue spalle”?


Rispetto ai personaggi, ho apprezzato leggermente di meno il ritmo della narrazione: seppur mai noiosi, avrei preferito che gli eventi si susseguissero in modo più rapido e dinamico; per buona parte del libro, infatti, sembra di leggere più che altro un giallo, cosa che per un po’ può far perdere il filo della storia, anche considerando che invece la fine è piuttosto “affollata” e movimentata. Ovviamente, questo è solo il personalissimo parere di un’amante dei fantasy pieni di azione, e di per sé il libro non ne risente assolutamente.


Se dunque amate i fantasy pieni di inganni, misteri e segreti, e non disdegnate qualche riferimento alla mitologia, Le Isole di Smeraldo è il libro che fa per voi. E chissà, magari vi ritroverete a prenotare un viaggio in Irlanda entro la fine dell’estate…

Adesso sono curiosa di conoscere la vostra opinione: che ne pensate di questo libro? Anche voi siete appassionati di mitologia? Amate i retelling o li considerate “minestra riscaldata”? E poi, dato che io per abitudine leggo ormai quasi esclusivamente fantasy straniero, avete qualche altro autore italiano da consigliarmi? Sbizzarritevi nei commenti!

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