Caraval


Cosa può succedere quando la propria speranza di fuga si trasforma in qualcosa di ancora più terribile del punto di partenza? E’ ciò che scoprirà Rossella Dragna in Caraval, il primo capitolo dell'omonima trilogia creata da Stephanie Garber. 


“Ci vollero sette anni per scrivere la lettera giusta”. Sette anni in cui Rossella Dragna è stata costretta a rimanere a Trisda, l’isola sperduta al confine dell’Impero di Mezzo dove vive con la sorella Donatella e il loro padre crudele, sadico e assetato di potere. Ma proprio quando la vita di Rossella sembra essere arrivata a un punto di svolta, grazie a un matrimonio combinato con un conte che, se non l’amore, potrebbe garantirle la libertà di entrambe, arriva quella lettera che tanto aveva atteso: l’invito per Caraval, uno spettacolo itinerante gestito dall’affascinante e ambiguo Mastro Legend che “è quanto di più vicino alla magia esista a questo mondo”. Rossella sogna di prendervi parte da quando era una bambina e la sua vita è improvvisamente precipitata, ma col matrimonio imminente e l’efferata sorveglianza del padre, che è anche governatore di Trisda, sa bene che le sue possibilità sono infime. Ma, come dice Donatella, “c’è di più nella vita che essere al sicuro”, ed è così che le due sorelle si ritrovano a fuggire con Julian, un marinaio e presumibilmente furfante da poco arrivato sull’isola, verso la Isla de los Sueños, l’isola privata di Legend. Ma l’invito delle sorelle Dragna non è del tutto disinteressato: questa edizione di Caraval, infatti, ruota proprio attorno a Tella, che, rapita, deve essere ritrovata entro cinque notti da tutti i partecipanti che aspirano a vincere il desiderio in palio. Tra i trucchi, le illusioni, le alleanze, i tradimenti, Rossella dovrà cercare di non farsi coinvolgere troppo, perché “i sogni che diventano realtà possono essere bellissimi, ma anche trasformarsi in incubi quando le persone non vogliono svegliarsi”...


Credo che l’aggettivo perfetto per descrivere questo libro sia “onirico”: già dalla trama, infatti, si può vedere come questo libro somigli più a un sogno che sfocia nell’incubo, magari fatto dopo una cena fin troppo pesante. La differenza tra il delirio notturno post-peperonata e questo capolavoro, però, è che ogni aspetto della storia è curato nei minimi particolari, e che l’atmosfera inquietante che la pervade è una delle cose più belle che potrete trovare in un fantasy. 


Come da consuetudine, iniziamo dalla protagonista, Rossella Dragna. In tutti i libri e in particolare i fantasy che mi è capitato di leggere, forse Rossella è l’unica ragazza felice e sollevata alla prospettiva di un matrimonio combinato. Ecco, già da questo potete capire quanto la situazione della nostra protagonista sia tragica: pur di ottenere la libertà da un padre che è talmente crudele e feroce da punire una sorella quando l’altra sbaglia, preferisce rinunciare all’amore e sposarsi con il primo uomo disposto a portare lei e Tella via da Trisda. Come se il conte a cui è destinata in moglie non potesse rivelarsi peggiore del governatore Dragna, come non manca di ricordarle Donatella. Ma se quest’ultima “amava il pericolo come le candele amano bruciare” e “non sembrava mai spaventata dal fatto che certi desideri potessero consumarla come una fiamma”, Rossella è esattamente il contrario: posata, protettiva, riflessiva, prudente sia per indole che per necessità, da tempo non è più disposta a farsi ingannare da fantasie e speranze inutili. 

Eppure, nonostante tutto, ha continuato -forse più per abitudine che per ricevere una vera risposta- a scrivere a Mastro Legend, chiedendo ogni volta un invito per quello spettacolo magico e misterioso di cui la nonna le raccontava quando era bambina, e che dopo la fuga della madre Paloma è diventato ai suoi occhi l’unico modo per far tornare il sorriso a sua sorella. Ma quando finalmente riceve la lettera tanto attesa completa di tre inviti -per lei, per Tella e per il suo futuro marito- Rossella ha ormai deciso di mettere da parte quell’aspirazione infantile che altrimenti potrebbe distruggere il suo matrimonio ed esporre la sorella a tutta la furia vendicatrice del padre. Donatella però non ha assolutamente intenzione di sprecare la loro unica occasione e grazie all’aiuto di Julian, uno dei suoi tanti amanti passeggeri e quasi sconosciuti, riesce a convincere la sorella a partire. Attirandola con l’inganno. Usando la forza. Mentre è svenuta. 

Sì, in parole povere la rapiscono. 

E, come ormai saprete, non è l’unico rapimento con cui la nostra protagonista avrà a che fare: quando infatti diventa inequivocabile che lo scopo del gioco è ritrovare Tella, Rossella dovrà ingaggiare una lotta contro il tempo per riuscire a presenziare al suo matrimonio, e una contro le fin troppo realistiche illusioni di Caraval, lo spettacolo dove il motto è “è tutto un gioco”, per salvare la sua vita e quella della sorella. Come se non bastasse, dovrà affrontare tutto questo insieme a Julian, il cui unico modo per partecipare -cosa che, per motivi misteriosi, ha un disperato bisogno di fare- è fingersi il conte e futuro marito di Rossella. E anche se la collaborazione con questo ragazzo cinico, astuto e fastidiosamente attraente non potrebbe rendere la nostra protagonista più irritata e spaventata allo stesso tempo, pian piano Rossella si accorgerà che Julian non è solo “veleno in una graziosa boccetta”, e che nasconde dei segreti più dolorosi di quanto possa immaginare. Anche se, a pensarci bene, non è così sicura di volerli scoprire. 


Ma ciò che ricorderete di questo libro, forse più della protagonista -comunque fantastica-, è proprio l’atmosfera sognante che si respira per tutto il libro, quella follia a metà tra “Alice nel paese delle meraviglie” e un film d’animazione di Tim Burton che, proprio come in un grande spettacolo circense, fa sì che nulla sia come sembra. Il tutto, ovviamente, si deve a un world building che dire originale è dire poco: tutta la struttura di Caraval, infatti, è caratterizzata fin nei minimi particolari, con boutiques che il Cappellaio Matto o il Bianconiglio frequenterebbero senza pensarci due volte, taverne in cui fare incontri tanto affascinanti quanto inquietanti, attrazioni più o meno nascoste e vicoletti tortuosi che si fanno spazio tra i canali dell’isola. Questo libro è stato uno dei pochi casi in cui il mondo scaturito dalla penna dell’autrice è riuscito veramente a lasciarmi a bocca aperta: non sarei mai, e dico mai, riuscita ad inventarmi un mondo del genere, tanto che mi ha fatto provare un po’ di invidia…


Vogliamo poi parlare della bellezza e della vena quasi poetica che la Garber trasmette attraverso la sua scrittura? In particolare, ho adorato la caratteristica di Rossella di associare qualsiasi cosa ad un colore, soprattutto le emozioni: da quelle positive come la gioia e lo stupore, a quelle negative come la tristezza o la paura, tutte hanno una loro particolare e inconfondibile sfumatura. Questa peculiarità di Rossella mi ha veramente permesso di entrare in contatto con lei e di capire meglio le sue sensazioni ed esperienze, tanto da avvertire quasi un brivido in presenza del viola, il colore dei lividi, della rabbia, della punizione e quindi della vita delle sorelle Dragna prima di questi fatidici cinque giorni. Ma la Garber non si limita solo ad affascinare i lettori: riesce infatti a lasciarli sul filo del rasoio, smaniosi e quasi affamati di scoprire che cosa accadrà dopo. L’unico difettuccio che, se proprio devo, posso riscontrare è il fatto che, mantenendo la tensione così alta per tutta la durata del libro, la cosa nel finale non si avverte come ci si aspetterebbe e quindi il climax pazientemente creato i vanifica un po’. Ma, come ho detto, questa è solo una minuscola crepa in un affresco altrimenti perfetto e altamente suggestivo, che merita assolutamente di essere ammirato


Potrei andare avanti per ore a raccontarvi di come Caraval mi abbia entusiasmato, ma direi che è proprio ora di andare. Dove, mi chiedete? Ma a comprare Legend, ovviamente: pensate forse che possa permettermi di non continuare questa serie favolosa, scoprendo finalmente il personaggio di Legend dal punto di vista di Donatella, tra l'altro? Beh, no. 


“Nessuno è davvero onesto. Anche se non mentiamo agli altri, spesso mentiamo a noi stessi”: beh, sareste veramente dei bugiardi se in questo momento non ammetteste la vostra curiosità davanti a Caraval. Come ormai avrete capito, quindi, non vi resta altro che leggerlo.


Avete letto questo libro? Cosa ne pensate? Fatemi sapere tutto nei commenti! A presto!

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