Illuminae


Avete presente quei libri che si divorano tutti d’un fiato, e che ti prendono talmente tanto da tenerti prigioniero man mano che le pagine sfogliate aumentano? Beh, per quanto mi riguarda uno di questi è Illuminae, romanzo di fantascienza di Jay Kristoff ed Amie Kaufman.


Lasciare il proprio fidanzato non è mai un’esperienza facile e la diciassettenne Kady Grant, che ha appena mollato Ezra Mason, il suo ragazzo, lo sa bene. Certo, poi, che se una corporation interstellare poche ore dopo decide di invadere il tuo pianeta e tu ti ritrovi in fuga su un pick-up insieme al suddetto fidanzato -o meglio, ex-fidanzato- le cose cominciano a farsi molto, molto più complicate. La BeiTech Industries ha infatti scelto proprio quel 29 gennaio 2575 per scatenare l’inferno sul pianeta Kerenza IV, su cui si trovano le miniere illegali di ermio che per vent’anni il suo concorrente, il WUC (Wallace Ulyanov Consortium), ha estratto nell’indifferenza generale. Nel bel mezzo della devastazione, solo una piccola parte della popolazione riesce a mettersi in salvo grazie alle forze della UTA (United Terran Authority) e in particolare alla Alexander, l’unica nave della flotta che, insieme al vascello di esplorazione scientifica Hypatia e al cargo Copernicus, riesce a scappare dal pianeta. Per caso o per destino, sia Ezra che Kady riescono a salvarsi, l’uno sulla Alexander e l’altra sulla Hypatia. Una volta a bordo, però, pian piano si accorgono che forse la loro fuga non è stata proprio un colpo di fortuna: le tre navi sono infatti uscite profondamente danneggiate dallo scontro (così come il loro personale), l’ammiraglia della BeiTech, la Lincoln, è sulle loro tracce decisa a non lasciare testimoni e perfino AIDAN, l’intelligenza artificiale della Alexander, sembra non essere più quello di prima… Come se non bastasse, a bordo del Copernicus comincia a diffondersi un virus tanto misterioso quanto letale, e nessuno pare intenzionato a fornire una spiegazione di ciò che sta accadendo alle migliaia di civili superstiti. È così che Kady, grazie al suo talento per l’informatica e ad un aiuto inaspettato, diventa sempre più decisa a far luce sulla verità che vogliono tenerle nascosta. E, forse, anche sul suo rapporto con Ezra…


Ormai ho capito che la maggior parte delle volte le scoperte migliori (almeno sotto il profilo libroso) sono quelle totalmente casuali e, nemmeno a farlo apposta, Illuminae è stata una di quelle. Volendo sempre più addentrarmi nel mondo della fantascienza ed incuriosita dall’insolita struttura di questo libro, ho deciso di ascoltare il mio istinto (che guarda caso si rivela sempre esatto in libreria e quasi mai nei rapporti umani…); beh, ci ho preso anche questa volta: nonostante l’abbia divorato in poco più di 24 ore, infatti, Illuminae è un libro che mi rimarrà nel cuore e in mente per molto tempo. 


Partiamo come sempre analizzando i protagonisti, in questo caso Kady ed Ezra. “Grant manifesta opinioni fortemente anticonformiste e ha l'imbarazzante abitudine di contestare l'autorità nel momento sbagliato”: questo è ciò che ci viene detto di lei dalla scheda di valutazione dell’idoneità all’arruolamento nell’equipaggio della Hypatia. Presto infatti scopriamo che le perdite non sono state ingenti solo tra i civili di Kerenza, ma anche tra il personale delle rispettive navi, cosa che, unita alla penuria di risorse e al sovraffollamento che le tre unità stanno sperimentando, costringe all’arruolamento di tutti i “passeggeri” anche solo lontanamente idonei. Ma Kady non è proprio il tipo che si lascia abbindolare, e così decide da subito di nascondere la sua intelligenza e le sue eccezionali doti informatiche pur di mantenere un basso profilo e indagare indisturbata tra i database della Hypatia. Più che indagare, però, sarebbe meglio dire che li rivolta come calzini: anche grazie all’aiuto di Byron Zhang, ufficiale ricercatore della nave e attivista per la libertà di informazione, comincia quindi a scavare tra le bugie che le raccontano. Se però all’inizio la vediamo subito determinata, astuta, spavalda, pronta a rischiare la pelle pur di scoprire la verità, man mano che la storia si complica (e si fa sempre più cruda) ci rendiamo conto che Kady è anche e soprattutto una ragazzina spaventata, in cerca di un futuro che le è stato improvvisamente strappato dalle mani e schiacciata dalla solitudine. La nostra protagonista infatti non ha più nessuno: il padre è rimasto su Kerenza e con ogni probabilità è morto, della madre non ha più notizie da quando è stata trasferita sul Copernicus e Ezra è sulla Alexander. Ma anche se ci fosse non farebbe alcuna differenza, non è vero? No, non è vero. E lei lo sa, come sa bene che reperire sempre più informazioni non è l’unica ragione che l’ha spinta a mettersi in contatto con lui.


Perché se Kady è quella che scopre e racconta gli orrori che accadono, Ezra è il ragazzo che li vive tutti. La Alexander, su cui viaggia come sottotenente e pilota arruolato a forza, è infatti il centro di tutti i segreti e le macchinazioni che stanno avvenendo dopo la tragedia di Kerenza, in cui Ezra ha perso il padre, l'unica famiglia che gli era rimasta, e Kady, a cui non può smettere di pensare. Rabbia, coraggio, decisione quasi violenta nell’affrontare la paura sono le emozioni che più lo caratterizzano, alternate a momenti di ironia e dolcezza volti a rassicurare i suoi cari. Ezra è infatti prima di tutto caratterizzato dalla sua lealtà verso gli amici, i colleghi e ovviamente Kady, che cerca di aiutare e proteggere in ogni modo, e all’empatia che ha nei loro confronti. Ogni cosa che accade loro, lui la sente sulla propria pelle, ed è proprio questo che fin dal primo, tremendo colpo di scena fa di lui un perfetto coprotagonista.


Tutti i personaggi, anche quelli secondari che conosciamo grazie ai vari rapporti e registrazioni, sono quindi caratterizzati con estrema precisione e accuratezza e, cosa più importante, agiscono in modo più che realistico nelle varie situazioni al limite che ci vengono presentate in Illuminae. Scampati a una strage da cui sono usciti fisicamente ed emotivamente molto provati, si trovano rinchiusi in ambiente chiuso, affollato, claustrofobico, incalzati dal pericolo che incombe. Pericolo che, a quanto pare, li minaccia sia dall’esterno che dalle navi stesse: queste infatti non sono solo nel mirino della Lincoln in avvicinamento, ma devono anche fare i conti con il virus letale che si sta diffondendo sul Copernicus e col bizzarro e minaccioso comportamento di AIDAN, l’intelligenza artificiale della Alexander (sulla quale ci sarebbe mooooolto da dire, ma rischiando inevitabilmente di spoilerare tutto il libro). E’ dunque su questo palco che i nostri personaggi mettono in scena il graduale abbrutimento dell’uomo che si trova a faccia a faccia con un pericolo che cerca a tutti i costi -davvero, davvero alti- di evitare. C’è chi chiude gli occhi, chi compie sacrifici immani in nome di un “bene superiore”, chi cerca -inutilmente- di non soccombere, chi prova a insabbiare la verità e chi a rivelarla a gran voce, ritrovandosi poi senza più fiato. La paura e la pazzia prenderanno man mano il sopravvento in una realtà in cui “le parole sono tutto quello che abbiamo”. 


Non è solo questo magistrale affresco della natura umana -o disumana, se preferite- a rendere unico questo libro: un elemento che subito salta all’occhio è infatti l’originalissimo modo in cui è stato scritto e che lo rende quasi un romanzo epistolare. Abbiamo discorsi e documenti ufficiali, rapporti censurati, immagini, liste, registrazioni, conversazioni (soprattutto quelle tra Kady ed Ezra, che sono la cosa più dolce e divertente e commovente che troverete in questo libro), oltre ai dati presi dal nucleo centrale di AIDAN, quei brandelli di testo tanto “scomposti” quanto veri ed emozionanti. Devo ammettere che le prime trenta pagine mi avevano lasciato piuttosto disorientata, ma dopo essere entrata nel ritmo della storia ed essermi abituata a questa singolare narrazione la strada mi si è di colpo spianata: mi sono ritrovata a divorare pagine su pagine, sempre più decisa a scoprire come tutto sarebbe finito -e alla fine ho iniziato a leggere così velocemente da confondermi! 

Un vero “tocco di classe”, poi, è stato la censura del turpiloquio (che è molto frequente e peraltro perfettamente intuibile), come a volerci dire che gli orrori che vengono narrati in questo libro possono accadere senza alcuna conseguenza, mentre il linguaggio volgare deve essere soppresso pur di mantenere intatte le apparenze; “certo, la storia inizia con la morte di migliaia di persone, ma per l’amor di dio, niente parolacce, giusto?”: il trionfo assoluto dell’ipocrisia. Kristoff, Kaufman, non sono certo io a dovervelo dire ma SIETE DEI FO££॥£!§§!MI GENI!!!


Io ne voglio ancora. Punto. Questo è tutto quello che ho da dire. Oltre che da tutti i colpi di scena che mi hanno strappato il cuore un pezzetto alla volta, infatti, non sono stata risparmiata nemmeno dal finale che, in meno di due minuti, è riuscito a scombinare tutte le mie carte in tavola… E perciò ora non vedo l’ora di sapere cosa mi riserverà Gemini! So solo che sono pronta a soffrire e, stranamente, non mi dispiace neanche un po’. 

Tra l’altro sto sviluppando una seria fissazione per Kristoff e Kaufman, tant’è che ho già messo gli occhi su Nevernight (consigliatissimo praticamente da chiunque) e su Aurora Rising, uscito poco tempo fa per Oscar Vault Mondadori ma su cui ho sentito molti pareri contrastanti… Voi me la consigliereste come serie? E cosa pensate di Illuminae? Fatemi sapere tutto nei commenti!


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