Cultura e new media: davvero oggi il sapere è tutto su Internet?


Per il post di oggi, invece di una recensione, voglio proporvi dall'alto della mia inesperienza una breve -spero, ma non vi prometto nulla- riflessione personale. Molto, troppo spesso si sente infatti dire che la scuola, i musei e perfino -orrore!- i libri non servano più a nulla. Insegnanti, studiosi e uomini di cultura, secondo una diffusa opinione, sarebbero stati rimpiazzati da quell’unica grande entità che governa ormai le nostre vite: sto parlando, ovviamente, di Internet


In teoria, questa opinione non sarebbe nemmeno troppo sbagliata: nessuno, infatti, può negare il ruolo che i media hanno e continuano ad avere nell’educare le masse, sin da quando negli anni ‘60 in televisione andava in onda Non è mai troppo tardi e Alberto Manzi combatteva l’analfabetismo, diffusissimo tra i ceti più umili. In questo terzo millennio, in cui fortunatamente nel nostro Paese questo problema è quasi scomparso, la tecnologia è vista soprattutto come un aiuto, un “di più” che può però fare la differenza: enciclopedie online (tra cui spicca l’arcinota Wikipedia), siti di streaming su cui trovare film e documentari, articoli e video che chiariscono i dubbi di più di uno studente, senza contare quei siti salva-media -almeno se non se ne abusa- da cui è possibile attingere versioni, relazioni, espressioni già risolte e chi più ne ha più ne metta. Qualsiasi dubbio, dall’età di una famosa attrice di Hollywood al numero atomico del tecnezio, viene chiarito in quegli 0,7 secondi di cui Google sembra quasi vergognarsi, scusandosi per la sua lentezza. Per non parlare, poi, del fatto che chiunque, ma proprio chiunque, ha a disposizione uno strumento per far sentire la propria voce, esprimere la propria opinione, comunicare le proprie idee con una rapidità e un’efficacia ritenute impossibili fino a pochissimo tempo fa. Basta guardare me che, pur non essendo una grande esperta di tecnologia e social network, sono riuscita ad aprire questo blog per parlare di ciò che più amo, i libri, e sono entrata in contatto con moltissime persone che condividono questa mia passione, che mi hanno dato consigli e suggerimenti, e che hanno condiviso i miei piccoli scleri. 

Ma forse in questo periodo l’esempio più lampante del web pronto a dare una mano all’istruzione è la DAD, la famosa -e famigerata- didattica a distanza, che, seppur ormai invisa ad alunni e professori, ha aiutato la scuola italiana ad andare avanti e a non fermarsi: immaginate solo cosa sarebbe successo se la pandemia si fosse abbattuta sul mondo 40 anni fa (gli anni ‘80, sì, sono finiti da quasi mezzo secolo), e fatevi venire i brividi pensando al misero destino a cui la cultura sarebbe andata incontro. 


Siamo quindi tutti d’accordo che Internet, dopo la stampa, si sia rivelato l’aiuto più grande nell’ambito della comunicazione e della diffusione della cultura. Il punto, però, è proprio questo: Internet è solo un aiuto. A coloro che in questo momento stanno storcendo il naso pensando di trovarsi di fronte all’ennesima frase ad effetto priva di contenuti, posso rispondere con la mia esperienza personale. Prima di lanciarmi in mille discorsi che, conoscendomi, sono destinati a non avere né capo né coda, voglio proporvi però un piccolo e banale esempio: immaginatevi da un lato una barretta energetica, e dall’altro uno di quegli interminabili pranzi della domenica dalle infinite portate; è fuori discussione che se si cerca qualcosa di veloce, sano, pratico, e comunque abbastanza stuzzicante e nutriente si ripiega sulla barretta, e che se invece ci si vuole coccolare con qualcosa che richiede più tempo e fatica ma che lascia molto, molto di più -in termini di sensazioni, gusto, ricordi e purtroppo anche di chili- si sceglie il pranzo completo. Lo stesso accade, almeno per quanto mi riguarda, con le informazioni che ricaviamo da Internet e con quelle che invece apprendiamo da un libro o da un insegnante: se le prime infatti sono facilissime da trovare e bastano a soddisfare rapidamente una curiosità estemporanea, con le seconde bisogna faticare per ore, giorni, addirittura anni prima di poter dire di averne la piena padronanza, e, ormai fissate nella propria memoria, finiscono con l’assumere un significato nuovo e quasi speciale. Chi si ricorda almeno la metà delle migliaia di informazioni cercate sul web ogni giorno? E a chi invece ogni tanto torna in mente quella maledetta data che la professoressa del liceo si raccomandava sempre di ricordare (e a causa della quale, magari, la suddetta professoressa è stata felice di appioppare un bel due)? Oltre a questo si potrebbero fare mille altri esempi, da quella biografia scritta magistralmente che ci è rimasta nel cuore, al film di argomento scientifico con protagonista il nostro attore preferito, a quel monumento sullo sfondo dell’unica foto in cui tutto il gruppo è uscito decentemente. Sì, perché la cultura fine a sé stessa non serve a nulla, se non a diventare un accessorio da sfoggiare a tempo debito o, peggio, un tormento di cui scordarsi il prima possibile: se non respiriamo la conoscenza, se non la viviamo attraverso le nostre esperienze, se non ci facciamo coinvolgere dai mille insegnanti che incontriamo sul nostro cammino non saremo mai capaci di comprendere e apprezzare fino in fondo la profonda bellezza del sapere. E questo, se non impossibile, è sicuramente molto difficile che accada con asettiche informazioni trovate sul web che, seppur utilissime in quel momento, sono prima o poi destinate ad essere facilmente dimenticate.


Non metto dunque in dubbio l’utilità di Internet -senza il quale io per prima, che non saprei immaginarmi un mondo senza connessione, sarei persa- ma sono fermamente convinta che il giorno in cui esso prenderà il sopravvento sulla carta e sugli occhi che brillano dalla passione, ebbene quello sarà un giorno di cui sarebbe meglio non imparare a memoria la data. 

Ma adesso ditemi, qual è la vostra opinione in merito? Preferite il profumo della carta stampata e il contatto umano o invece ripiegate sulla tecnologia? E, tra parentesi, vi è piaciuto questo articolo/sfogo? Sareste interessati a leggerne altri?

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