Il mattino ha due facce


 Il libro di cui voglio parlarvi oggi è Il mattino ha due facce, della giovane scrittrice Giada Rotundo; prima di tutto voglio però ringraziare moltissimo l’autrice per avermi inviato una copia online della sua creazione, permettendomi così di scoprire un libro fantastico.


Anna Esposito ha un sogno: vincere il concorso Cuore di seta che si tiene nell'orfanotrofio in cui vive, l’Istituto Enrico Cadei, per lavorare nell’omonimo atelier d’alta sartoria di proprietà del loro generoso benefattore. Anna Esposito ha un sogno, e pur di realizzarlo sarebbe disposta a fare qualsiasi cosa, anche a prendersi gioco di Tommaso, il ragazzino con la guancia destra solcata da una profonda cicatrice che nonostante tutto prova per lei un sincero affetto, o qualcosa di più. Eppure, quando è a un passo dal vedere realizzata ogni sua speranza, un’orribile tragedia coinvolge Tommaso e lei, marchiando per sempre la sua vita. Anni dopo, nel 1927, in seguito alla recente morte di Enrico Cadei a gestire l’atelier ormai fuori moda e prossimo al fallimento è suo figlio Fabrizio. Disperato, pieno di debiti, sbeffeggiato dalla concorrenza, la sua ultima speranza è che una stilista innovativa e talentuosa risponda al suo poco allettante annuncio sui giornali. E quando una donna misteriosa, con il capo e le guance coperte da un velo, si presenta alla sua porta, viene subito assunta. Anna Esposito ha un sogno ormai realizzato, eppure i tremendi ricordi e le agghiaccianti visioni che li rievocano non la lasciano in pace. Tra segreti e misteri, assistiamo alla ripresa della sartoria Cadei e alla nascita della travolgente passione tra Anna e Fabrizio. Ma non bisogna mai abbassare la guardia, perché il passato è sempre in agguato: lo dimostra Linda, figlia di Fabrizio, che dopo anni di lontananza è finalmente tornata a casa, e che porta con sé fin troppi inspiegabili enigmi...


Ci sono molti generi che per un motivo o per un altro sono abbastanza restia ad affrontare, e uno di questi è l’horror: non ho mai trovato nulla di particolarmente esaltante nelle atmosfere cupe e nelle vicende soprannaturali, e le rare volte che mi ripropongo di acquistarne uno e mi trovo davanti allo scaffale della libreria cambio idea, perché le trame mi sembrano quasi tutte uguali. Per questo motivo, aver ricevuto una copia di questo libro mi ha veramente entusiasmato, oltre che incuriosito: finalmente un horror con un’ambientazione che adoro (gli anni ‘20 e ‘30 del Novecento mi hanno sempre affascinata moltissimo) e una trama, incentrata su un atelier italiano, che sembrava promettere davvero bene. Le mie aspettative sono state soddisfatte? Iniziamo col dire che già dal primo capitolo si respira l’atmosfera inquietante che accompagna il lettore fino alla fine del libro, e si viene fin da subito catapultati nel vivo dell’azione con la terribile tragedia che sconvolgerà la vita di Anna. Dopo questo inizio coi fiocchi, però, l’azione tende a rallentare un po’, concentrandosi soprattutto sulla storia di Anna e Fabrizio, oltre che sulla ripresa della sartoria Cadei, e anche se la conturbante atmosfera da calma apparente che precede il temporale continua ad essere sempre presente, in alcuni punti devo ammettere di essermi persa: per quanto abbia trovato interessanti le schermaglie amorose, le vicende che coinvolgono la ditta, i nuovi progetti di Anna e Fabrizio, ho trovato che potessero rallentare un po’ troppo la storia vera e propria. 

Essa inizia propriamente con l’arrivo di Linda, figlia di Fabrizio, dal quale si era allontanata dopo il divorzio dei genitori. Mi spiace non potervi parlare troppo approfonditamente di questo personaggio, che a mio parere è il migliore del libro, ma conoscendomi so bene che finirei inevitabilmente per raccontarvi tutta la storia, finale compreso. Mi limiterò a dirvi che, come d’altronde tutte le altre figure del libro, ha alle spalle un passato misterioso ed oscuro, ma ciò che secondo me la rende diversa e in un certo senso più interessante è il fatto che Linda è perfettamente consapevole della innaturalità e della crudeltà delle situazioni che ha vissuto, così come sa benissimo quali sono le loro cause e le loro conseguenze; ciò la rende quasi una “burattinaia” della storia, e le dà l’illusione di non farsi trascinare dagli eventi, cosa che invece le accade anche più che nelle persone che la circondano. Ed è propria questo suo essere sia vittima che carnefice, ammaliante e allo stesso tempo ripugnante, che mi ha affascinato di lei. In più, è forse l’unica che riesce a dominare completamente i propri istinti, le proprie passioni più irruenti, senza annullarle ma trasformandole in una lucidità fredda e tagliente celata sotto l’apparente allegria. La crescita del personaggio è enorme, e anche se resa perfettamente, non nascondo che mi sarebbe piaciuto approfondirne alcuni aspetti -tra questi aggiungo anche la storia di Heidi, la madre di Linda. 

Non pensiate però che gli altri personaggi siano noiosi o banali: la tristezza e la forza di Anna, la rabbia rassegnata e impotente di Fabrizio, la passione e la compassione di Tommaso sono tutte ottime ragioni per iniziare questo breve ma interessante romanzo.


Ho cominciato dicendo che la parte iniziale, incentrata su Anna e Fabrizio, fosse troppo lunga e lenta, almeno per chi come me non è propriamente un’amante del romanticismo; di ciò sono stata convinta fino agli ultimi capitoli, quando l’autrice ha finalmente svelato il suo fantastico espediente narrativo -di cui ovviamente non vi racconterò: come potrei convincervi a leggere questo libro, altrimenti?- e ogni elemento del libro, ogni nome, ogni sguardo, ogni dettaglio, è andato al proprio posto. Una menzione speciale la merita anche lo stile della Rotundo: forbito, elegante, appropriato per il periodo storico, ci regala delle favolose immagini letterarie (giusto per darvi un esempio, vi propongo la breve descrizione della morte di Enrico Cadei: “le membra di un uomo erano state sfiorate da un ultimo panneggio; un finissimo, quasi impalpabile velo, che lo avrebbe accompagnato in un sonno da cui non ci sarebbe mai stato risveglio”); è vero anche che in alcuni tratti ho trovato difficile seguirlo, ma la mia è un’opinione molto personale dovuta soprattutto al fatto che non sono un’amante delle descrizioni minuziose. 


Tirando le somme, questo libro, pur con le sue piccole imperfezioni, è una lettura intrigante e interessante, che consiglio soprattutto agli amanti dell’orrore che si cela non solo nelle situazioni paranormali, ma anche e soprattutto nel cuore delle persone.

Dopo questo romanzo mi piacerebbe tentare un approccio “più mirato” al genere horror e surreale, e per questo vi chiedo: avete qualche libro da consigliarmi? Siete amanti della letteratura dell’orrore o preferite, come me, andare su altri generi? Fatemi sapere tutto nei commenti! 

Mi auguro che la recensione vi sia piaciuta, ci vediamo al prossimo libro!


Commenti

Post popolari in questo blog

La spada e il crisantemo

Serpent & Dove - La strega e il cacciatore

Il grande ritratto